
C’era una volta Whatsapp, ma adesso arriva Line (che è meglio)
C’era una volta Whatsapp, applicazione di messaggistica istantanea con i suoi vizi e le sue virtù. Tra le prime ad impiegare le reti internet su smartphone per l’invio di short message – seconda solo a Viber, ma di questa più fortunata –, si prepara a essere scalzata, come tutte le altre applicazioni dell’ambito, dalla novella Line. E la ragione è presto detta.
Se pensavate che nulla potesse essere più immediato, semplice, rapido di Whatsapp, vi sbagliate di grosso. Gli sviluppatori di Line si sono impegnati molto per minimizzare tutti i format dell’app, approntando una serie di chicche – tra cui un sistema di stickers da inserire come una qualsiasi emoticon ma ben più grandi e interessanti – a cui Whatsapp, se vuole sopravvivere, dovrà conformarsi. Perché anche nell’informatica esiste la selezione naturale: chi meglio s’adegua, vive.
Line è presente sia per Android, sia per Windows, sia per Apple, sia per BlackBerry. Soprattutto, con Line si può interagire su qualunque piattaforma, anche dal proprio pc. Se Whatsapp si limita alla comunicazione smartphone – smartphone , Line no. Dal computer di casa puoi scrivere a tua moglie in vacanza sulla Costa Smeralda senza bruciare le calorie necessarie per alzarti, andare verso il comodino e raccogliere il cellulare. Evviva la pigrizia.
Unica pecca: le lingue. L’app è presente – oltre che in inglese – in: cinese, indonesiano, giapponese, malese, thailandese, turco, vietnamita, coreano. Line – come s’intuisce dal nome della start-up sviluppatrice, Naver Japan © – è nipponica, e sta spopolando nel Sollevante e nelle zone limitrofe. Ma adesso vuole aprirsi anche all’Occidente.
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