Che Avvenire ha la «sensibilità cattolica» di Grillo?

Di Nicola Guiso - Alessandro Giuli
21 Aprile 2017
«Perché furbe valutazioni come queste trovano attenzione in ambienti istituzionali del cattolicesimo italiano?» Lettera al direttore

Caro direttore, non sono nato ieri. Credo perciò di poter dire che le interviste contemporanee del direttore di Avvenire Marco Tarquinio al Corriere della Sera e di Grillo ad Avvenire significano:

  1. Grillo punta a vincere le prossime elezioni acquisendo il maggior numero possibile di voti di cattolici;
  2. una parte istituzionale della Chiesa italiana considera con interesse questa possibilità.

I punti – incontestabili – del raccordo tra Grillo e Tarquinio sono: il riconoscimento di Tarquinio che il M5S e i cattolici hanno la stessa «sensibilità» su problemi essenziali del nostro tempo e per il presente e futuro dell’Italia; la conferma da parte di Grillo di considerare le grandi questioni ideali, culturali, economiche, sociali e istituzionali sul terreno delle astratte declamazioni di facile impatto sulla «sensibilità» (in molti casi esasperata) dei cittadini. E mai (in comune questo con Tarquinio) sotto il profilo irrinunciabile della politica democratica. Cioè la politica che per affrontare in modo adeguato i problemi vitali della società e delle istituzioni impone non solo di avere «sensibilità» per essi, ma soprattutto la capacità e il coraggio di indicare in modi concreti, e non solo declamatori, le risorse necessarie, dove e come reperirle e come impiegarle per risolverli.

Tarquinio nell’intervista non ha fatto cenno a questo punto. Grillo l’ha fatto. E come in altre occasioni, in forme degne di entrare a far parte delle antologie di definizioni, di analisi e di giudizi dei grandi dittatori del secolo scorso, di sinistra e di destra. Perché gonfi di facile e vuota eloquenza, incastonate nella descrizione di futuri fantasiosi, improbabili o, comunque, forzati all’estremo rispetto ai dati concreti della realtà storica. Eccone alcuni estratti. «La realtà del Movimento è nel cuore di un progetto non di una persona (…) Siamo in una rivoluzione di progetti e di nuove realizzazioni che potranno cambiare in meglio la vita delle persone». «Non esistono energie esterne al Movimento. Noi siamo compenetrati con qualunque espressione non-criminale e non-politica che non sia legata al vecchio ordine del nostro paese». «L’Unione Europea di oggi è un sacco contenente 27 popoli che si chiedono come ci siano finiti dentro (…) È un blocco di natura indigeribile regolamentato da banche». «Non esiste una “strategia” per arrivare a Palazzo Chigi. Immagino questo risultato come un auspicabile fenomeno naturale». «Il Movimento si è semplicemente impegnato a restituire il paese in mano alla gente. Per questo non può essere connotato ideologicamente neppure su questioni definite etiche». «Noi continuiamo a parlare di reddito di cittadinanza, che non è una opzione ma una fatale necessità. (Un effetto generato per gli effetti della globalizzazione che mette in concorrenza i giovani cinesi con i giovani italiani), e anche a causa della progressiva trasformazione dei processi produttivi, che già stanno procedendo verso un’automazione completamente deregolamentata».

Perché trombonesche, astratte e furbe «sensibilità» e valutazioni come queste possono trovare attenzione in ambienti istituzionali del cattolicesimo italiano? Credo perché in campo cattolico mancano personalità di «sensibilità» religiosa ma anche di formazione culturale e istituzionale quali furono, per esempio, Sturzo, De Gasperi, Fanfani e Donat-Cattin. Profondamente convinti che in politica – come ripeteva Sturzo – «il miracolismo è un errore di prospettiva enorme e dannoso».
Nicola Guiso via internet

In età regia, quando i Tarquini divennero grillini, persero il trono di Roma. Mementote.

Foto Ansa

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