
Che penitenza mi spetta?
Gli stadi si dividono in due categorie. Quelli che la tribuna stampa è lontana dalla gentaglia tifosa e quelli che è accanto.
Domenica me n’è toccato uno del secondo tipo. In generale, i tifosi capiscono pochissimo di calcio, lì capivano anche di meno. Pronti via e al primo fallo che l’arbitro ha fischiato contro la squadra di casa sono cominciati gli insulti.
Mi veniva da dirgli: ma scusate, avete 36 decimi per occhio che ci vedete così bene a 100 metri? Ho abbozzato, ma la mia resistenza è stata prossima a cedere quando mi sono acceso il toscano e uno di questi tangheri s’è pure lamentato.
Mi veniva da dirgli: sono 45 minuti che ascolto le vostre idiozie e non posso neanche fumarmi un sigaro?
Siccome sono una persona civile l’ho spento e non ho detto niente, però, Padre, ho avuto un pensiero maligno: David, se puoi, piantagli una pera. Ho peccato, lo so, anche perché dentro di me ho goduto come un cercopiteco in amore quando David l’ha piantata veramente.
Che penitenza mi spetta?
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