
Chi si crede di essere Prodi?
Il paradosso del centro-sinistra è che si trova di fatto nella posizione di essere considerato il governo del futuro e di non essere ancora il governo del presente. In questa prospettiva, in quanto governo del futuro, Prodi ha convocato tutti i presidenti regionali, interessati all’introduzione della Tav nei loro territori, ad un convegno da lui diretto, in cui egli cercherà la mediazione. Non si è mai avuta, in Italia e credo altrove, una situazione in cui l’opposizione abbia già la materialità del potere senza avere ancora il titolo legale ad esercitarlo. L’esito delle ultime elezioni regionali e locali ha fatto dell’Unione il partito di maggioranza nel paese. A questo titolo, il candidato della coalizione sente già le responsabilità di presidente del Consiglio pur non avendone i poteri. Eppure questa scelta di mediazione, fondata non sul titolo istituzionale, ma su quello dell’appartenenza politica, ha avuto una rapida sconfessione nella decisione del governo di sgomberare le strade della Val di Susa con l’intervento della polizia. Non era la prima volta che in nome di interessi locali le organizzazioni sindacali o sociali avevano scelto di interrompere i traffici e di occupare il suolo pubblico. E anche in questo caso, come in altri, sono intervenuti pure i sindaci. Ma, finora, il ministro dell’interno non aveva giudicato necessario l’intervento della polizia e dei carabinieri, se non fossero avvenuti gesti di violenza. E, nel caso della Val di Susa, violenza poteva essere considerato il fatto che le forze di polizia erano state bloccate all’interno dei cantieri per quindici ore. Per la prima volta, è stato deciso che l’occupazione delle vie di comunicazione può essere interrotta con la forza e il diritto chiederebbe che essa fosse colpita anche come un reato. Ma ora che il governo ha fatto una chiara scelta a favore della Tav, bisognerebbe domandarsi che cosa farà l’Unione, che non ha ancora preso una posizione chiara tra la difesa degli occupanti e la legge dello Stato.
Vi è di mezzo un principio: che lo Stato è nazionale e interviene per tutelare l’interesse della nazione in tutto il suo territorio, su cui esercita la sovranità. Il governo non era intervenuto né ad Acerra per il caso dell’inceneritore, né a Brindisi per l’impianto di degassificazione, nonostante il fatto che anche in questi episodi fossero state interrotte le linee di comunicazione e occupato il territorio. Deve l’Italia come nazione affrontare i problemi del suo sviluppo civile o una miriade di casi locali può imporre il diritto territoriale al diritto nazionale?
Avocandosi il potere di mediazione, Prodi abusa dei suoi titoli e rende incerto quello che sembra certo, soprattutto dopo l’intervento delle forze dell’ordine. Se Prodi fosse non un candidato, ma un presidente del Consiglio, l’urto tra le componenti della maggioranza avrebbe impedito l’intervento e contrapposto il localismo di Rifondazione alle dichiarazioni formali, a favore del progresso, dei Ds e della Margherita. Quello che è accaduto è un piccolo segno a un tempo delle ambizioni di considerarsi governo mentre non lo si è ancora e di non avere quella che è la figura propria del governo, cioè la capacità di decidere. Se la grande armata della sinistra dovesse prevalere, avremmo il potere di Babilonia, pervasivo ma inefficace.
bagetbozzo@ragionpolitica.it
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