Chiesa Usa, pericolo corporation

Di Lorenzo Albacete
20 Giugno 2002
Il meeting dei vescovi a Dallas approva un progetto durissimo contro i sacerdoti accusati di abusi sessuali. Perché la Chiesa si comporta come una multinazionale?

Tale è la violenza del risentimento contro quei vescovi che hanno coperto i comportamenti criminali dei preti che è lecito chiedersi se il progetto approvato settimana scorsa (vedi box a lato) a larga maggioranza dai vescovi americani riuscirà a restituire loro credibilità. È chiaro che non potrà avvenire rapidamente. Molto resta nelle mani dei comitati diocesani, composti per la maggior parte da laici (incluse le vittime degli abusi sessuali), che verranno istituiti in ogni diocesi e dovranno assicurarsi che i vescovi si adeguino alle linee di condotta stabilite. Sarà inoltre costituito un altro comitato d’autorevoli cattolici, guidato dall’attuale Governatore dell’Oklahoma, per dare garanzie ai cittadini che i vescovi facciano quanto hanno promesso.

Quanto sono romani gli americani?

In un articolo sul New York Times, il Governatore ha detto che questo comitato ha un grande compito, che include una dimensione “teologica”, quello di vigilare sulla condotta dei vescovi. Il Governatore lo considera l’inizio di una crescita quanto mai necessaria della partecipazione dei laici al governo della Chiesa. Tuttavia alcuni vescovi hanno espresso grande preoccupazione circa le possibili conseguenze di questo progetto. E hanno sottolineato che la Chiesa non è una delle grandi corporation i cui dirigenti sono stati incriminati per aver coperto comportamenti illegali, come la Enron o l’Arthur Andersen. La Chiesa è, innanzitutto, testimone e strumento del potere della Grazia e della Riconciliazione e il progetto approvato dai vescovi americani non sembra darsi molta cura di questo. Altri osservatori si sono detti preoccupati che i vescovi, dopo aver ceduto alle pressioni di un’opinione pubblica incollerita, abbiano perso autorità e credibilità per promuovere altri aspetti della dottrina cattolica che non riscuotono consenso fra gli americani (come ad esempio la condanna della pena di morte, dell’aborto e dell’eutanasia, o i diritti degli immigrati, i limiti del diritto di proprietà privata, la necessità di trovare vie alternative alla guerra, eccetera). Chi oggi è preoccupato della linea di condotta della Chiesa americana, tiene gli occhi puntati sul Vaticano, nella speranza che la Santa Sede sappia evitarne i pericoli. Non c’è da stupirsi che il New York Times di domenica scorsa abbia pubblicato un pezzo chiedendosi quanto i cattolici americani dimostreranno di essere “romani”. D’altra parte non si poteva pretendere che i vescovi agissero diversamente dai manager delle grandi corporation, il cui successo dipende dal pubblico gradimento, dal momento che si comportano come tali da lungo tempo. Forse, dopo essersi occupati della dimensione pubblica dello scandalo, i vescovi saranno portati a prestare maggior attenzione a quello stile di vita che ha dato alla gente un’impressione sbagliata di che cosa sia la Chiesa.

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