E fu così che Christo li fece camminare sulle acque

Di Rodolfo Casadei
23 Giugno 2016
Se un qualunque osservatore non coglie la realtà di questa dissacrazione, ha perso evidentemente ogni senso critico. Tanto più se l’osservatore è uno che si dice cristiano
People walk the 'The Floating Piers' by Bulgarian artists Christo and Jeanne-Claude on Lake Iseo during the opening of the art work near Sulzano, northern Italy, 18 June 2016. The 'Floating Piers' with their bright orange covers will be open until 03 July and will connect the two towns Sulzano and Monte Isola. ANSA/FILIPPO VENEZIA

Memore delle mie filippiche contro le installazioni di Maurizio Cattelan, un’amica mi incita a dire la mia sulla passerella di Christo (nome completo: Christo Vladimirov Javacheff) sul lago d’Iseo. Io mi schermisco, non sono un critico d’arte, quello che ho scritto in passato mi ha causato solo antipatie o scrollate di spalle da parte degli esperti e dei professionisti del settore. L’arte contemporanea è un grande affare commerciale, permette agli artisti e ai galleristi di diventare ricchissimi e dà da mangiare a un sacco di gente. È lo strumento di autolegittimazione di un’élite culturale e di legittimazione di élites politiche locali e nazionali. Chi la critica viene trattato da zotico o da intellettuale ammuffito non all’altezza dei tempi, perché compromette interessi costituiti. Mai gli si risponde nel merito, nonostante l’arte contemporanea si proclami arte concettuale: attorno a un concetto dovrebbe svilupparsi un dialogo o una discussione. E invece no, guai a eccepire: l’unico uso che gli artisti (e gli addetti dell’industria dell’arte contemporanea) fanno delle critiche argomentate è quello di utilizzarle per alimentare il gioco dello scandalo, che consente di dare maggiore visibilità all’opera e quindi aumentare il suo valore commerciale. Quando non viene ignorata, la critica viene strumentalizzata a fini pubblicitari, dunque ultimamente commerciali.

Cedo infine alle pressioni quando l’amica in questione mi dice: «Stavolta non puoi scrivere che gli artisti contemporanei offendono e profanano la bellezza in nome della loro ideologia nichilista: salire su quella passerella è un’esperienza sensoriale bellissima! Christo ha valorizzato il paesaggio e i suoi insediamenti umani». Non posso non reagire a una provocazione così formulata. Gli artisti concettuali non possono e non vogliono essere giudicati sulla base della celebrazione della bellezza, perché non è quello il movente delle loro opere. Chi percorre i quattro chilometri della passerella arancione sul lago d’Iseo in una giornata soleggiata fa indubbiamente un’esperienza di bellezza, ma non c’è niente di bello nel vedere il palazzo del Reichstag a Berlino o il Pont Neuf sulla Senna a Parigi avvolti in fogli di plastica fissati con corde, così come altri edifici e paesaggi sui quali nel corso degli anni l’artista bulgaro è intervenuto. Sì, “lui” è quello che impacchetta i monumenti e i paesaggi (grandi alberi, scogliere, colline). A che scopo? Per rivelare attraverso il nascondimento, dice lui e dicono i critici. Quando alla nostra vista è sottratta un’importante architettura o una porzione di paesaggio, noi prendiamo coscienza più profondamente del valore che quella eredità culturale o naturalistica ha per noi. E quando dopo qualche settimana torna disponibile ai nostri sensi, proviamo un senso di gratitudine perché c’è anziché non esserci. Spiegata così, la “land art” di Christo sembra quasi una pedagogia per mantenere vivo uno spirito religioso e antimoderno nell’uomo: ispirare gratitudine per la storia di cui siamo eredi e per la realtà naturale che abbiamo ricevuto e non prodotto noi stessi.

Ma è proprio così? Delle spiegazioni e giustificazioni che gli artisti contemporanei e i loro critici di corte danno non c’è mai da fidarsi. Basti pensare al gigantesco e beffardo dito medio di Cattelan nella piazza antistante la Borsa di Milano, fatto passare per monumento antifascista (sarebbe una mano tesa in un saluto hitleriano, alla quale sono state mozzate quattro dita) o alla rivisitazione della Pietà di Michelangelo da parte di Jan Fabre, con la Vergine putrefatta fatta passare per madre che assorbe in sé la morte per favorire la resurrezione del Figlio. Christo invece non è un dissacratore, ma un riconsacratore? Beh, intanto il suo gesto artistico è, come quello di tanti altri contemporanei, connotato da una negazione: gli altri esprimono in vari modi il concetto che la realtà non è buona, lui sembra piuttosto manifestare invidia per le opere dei padri e per le opere di Dio. Sono troppo belle, noi uomini non siamo all’altezza di tanta bellezza, e perciò la cancelliamo, la nascondiamo, la sopprimiamo. La grandezza di noi contemporanei consiste nei giganteschi “no” che pronunciamo: no a Dio, no alla realtà, no alla storia, no agli ideali, no alla natura che non è un nostro prodotto, no a un ordine delle cose. E i “no” di Christo sono ugualmente giganteschi, per realizzarli ci vogliono tonnellate di materiale, migliaia di addetti, risorse finanziarie non indifferenti. «Ma io nascondo solo temporaneamente», ci tiene a dire Christo. E ci mancherebbe. Nessuno al mondo, tranne l’Isis e i talebani, gli lascerebbe operare una distruzione irrversibile. Al mondo gli iconoclasti sono pochi e gli ambientalisti sono tanti, le condizioni storiche per una cancellazione delle eredità storiche e naturalistiche non sono riunite, anche se l’esistenza delle armi atomiche coincide con il potenziale annientamento della realtà. Comunque la temporaneità non cambia proprio niente: nel momento in cui una grande architettura o un paesaggio sono impacchettati come una merce qualsiasi, la dissacrazione è fatta e compiuta per sempre, anche se la performance dovesse durare solo cinque minuti. Non c’è bisogno di occultare alla vista per sempre una determinata realtà per profanare il suo significato simbolico: l’avere fatto qualcosa che non era mai stato fatto prima, l’aver compiuto l’impensabile su una realtà la cui natura stessa escludeva di subire quel genere di trattamento, rappresenta un impoverimento di significato permanente di quella cosa.

E poi c’è un’altra, evidente dissacrazione, talmente palese da passare quasi inosservata: Christo, che nei primi tempi della sua vita firmava le opere col cognome Javacheff, ha sempre giocato con le evocazioni del suo nome (che in Bulgaria è molto comune e di uso tradizionale), ma stavolta è andato molto oltre. Le sue “floating piers” (piattaforme galleggianti) permettono letteralmente di camminare sulle acque a decine di migliaia di persone, laddove il Cristo Figlio di Dio è riuscito a malapena e solo dopo un iniziale incidente a far camminare sul lago di Tiberiade l’impaurito Pietro. Se un qualunque osservatore non coglie la realtà di questa dissacrazione, ha perso evidentemente ogni senso critico. Tanto più se l’osservatore è uno che si dice cristiano: il complesso di inferiorità che lo spinge a farsi accettare dal mondo e dai suoi profeti gli ha completamente offuscato la facoltà del giudizio.

Il messaggio è sin troppo chiaro: è l’uomo che fa i miracoli, e li fa più grandi di quelli che la tradizione attribuisce alle incarnazioni della divinità. D’altra parte l’inclinazione di Christo a mettersi al posto di Dio la si poteva cogliere già in opere precedenti, non negli impacchettamenti, ma nelle smisurate correzioni e aggiunte artificiali ai paesaggi. Nel 1983, per esempio, ottenne il permesso per circondare undici isole al largo di Miami con 603.850 metri quadrati di propilene rosa. Qualche anno prima aveva steso una tenda colore arancio larga 400 metri e alta 111 ancorata a 800 tonnellate di fondamenta in cemento attraverso la Rifle Valley in Colorado. Gli esseri umani hanno scavato canali e gallerie nelle montagne, costruito dighe e porti, strade e ponti e altre infrastrutture ad alto contenuto ingegneristico che hanno modificato il paesaggio a fini pratici, non certo estetici. Christo invece interviene con infrastrutture che modificano il paesaggio per motivi puramente estetici. Esse devono rendere il paesaggio più suggestivo, fantasioso, insolito. Devono migliorare dal punto di vista estetico quello che Dio e/o la Natura hanno fatto, devono dimostrare che l’uomo sa essere un creatore più fantasioso ed esteticamente sofisticato di Dio o della Natura. Nel caso degli interventi sul paesaggio Christo ha qualche difficoltà a sottolineare che essi hanno natura solo temporanea: qualche danno di lunga durata ad ambienti ed ecosistemi l’hanno inflitto, e il suo finora irrealizzato progetto di stendere un tetto di plastica argentata sopra 42 miglia del percorso del fiume Colorado gli ha attirato l’etichetta di “ecoterrorista”.

Comunque sia, Christo va per correttezza classificato in una categoria diversa da quella occupata dai Cattelan, dagli Hirst, dai Serrano: le dissacrazioni di questi ultimi nascono da una posizione nichilista tipica di chi ha paura del giudizio divino, che nel nostro mondo è anticipato dal giudizio che il sacro, con la sua esistenza, formula sulle nostre vite. Come scrive Roger Scruton: «La dissacrazione è una specie di difesa dal sacro, un tentativo di distruggere le sue pretese. Nella presenza di cose sacre le nostre esistenze sono giudicate, e per sfuggire a quel giudizio noi distruggiamo la cosa che sembra giudicarci».

Christo è fondamentalmente un moderno, le sue opere nascono da uno spirito prometeico, è l’uomo che dissacra la natura simbolica delle cose perché vuole prendere il posto di Dio. È l’uomo che dopo aver circondato di plastica rosa le isole al largo di Miami e avere reso possibile una passeggiata sulle acque per fini meramente estetici a decine di migliaia di persone si rivolge al Creatore e gli dice: «Adesso mi credi? Te l’avevo detto che così è molto meglio!».

@RodolfoCasadei

Foto Ansa

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29 commenti

  1. Carlo

    Per me arte è ciò che tocca il cuore, commuove, dona per almeno un istante ebbrezza, stupore, piacere intimo. Per questo giudico arte molte opere belle che ho visto, ma non tutte le opere di un pur grande artista.
    Non posso non commuovermi allì’ascolto della Nona di Beethoven, ma mi “stufo” nell’ascolto di alcune pur belle sonate.
    Certamente, a mio parere, la passerella non ha queste caratteristiche: non la giudico quindi una opera d’arte ma una cosa bella, originale, che giustamente ha una durata limitata.

  2. Giacomo

    Articolo delirante

    1. giovanna

      La trollona scrive ” articolo delirante ” e si sente meglio, le sembra di sentirsi qualcuno, poi ripiomba nel grigiore.
      Ma frequentare qualcuno in carne e ossa, non è proprio, proprio, proprio possibile per te, trollona ?
      Prova, peggio di così non puoi stare.
      Prendi sul serio la sofferenza che vivi.

  3. Dario

    Mi pare che l’articolo tiri in ballo concetti ed idee che con l’opera non hanno nulla a che vedere. Bisogna ricordare che anche Michelangelo si faceva strapagare, facevi dipingere i ragazzi di bottega e non finiva le opere; per non parlare di Caravaggio o Leonardo.
    Per essere uno che si dichiara non competente parla proprio come i peggiori critici.
    Con tutto il rispetto mi piacerebbe vedere l’articolo “di uno che ne capisce”
    Cordialmente.

    1. giovanna

      Ciao trollona, qui “giurillo -dario ” nessuno si aspettava che ti facessi mai mettere in discussione da niente…certo che deve essere dura vivere trollando e avere l’unica soddisfazione nella vita dal trollare.

      Intanto, vedo che il bell’articolo di Casadei ha fatto girare intelligenza, domande, riflessioni…vabbè, a parte la trollona, ma per i miracoli ci stiamo attrezzando.
      ( certo, trollona, che sei una pappagalla immarcescibile…ti dico che sei ferma alle medie come maturazione psico-affettiva-sessuale e un attimo dopo ti rivendi la frase , a casaccio del tutto…patetica…)

      Sarà che sono stata abituata a non bermi tutto quello che passa il potere, ma non mi spaventa mettere in discussione niente : viva la libertà di pensiero.

  4. giurillo

    Patetico e ridicolo.
    Avrebbe fatto meglio a resistere alle pressioni dell’amica – e alla tentazione! – e continuare a stare zitto.
    L’astio, la rabbia, sono talmente evidenti. Ma così tanto che è chiaro che non è la passarella. Tutto ciò che non è conforme e/o immediatamente conformabile a quello che c’ha in testa gli da un maldipancia insostenibile che genera… ovviamente… essendo mal di pancia… le logiche conseguenze.
    Spiace davvero che persone adulte siano emotivamente neoadolescenti.

    1. Rodolfo Casadei

      Essere adulti non vuol dire farsi andare bene tutto quello che l’industria culturale stabilisce.

  5. Claudio

    Io sono cattolico e praticamente.
    se tu pensi che questa passerella sia dissacrante hai perso ogni contatto con la realtà.

  6. Capire a tutti i costi,questo e’ il vero dramma.. fruire e godere del regalo senza farsi menate su tutto,questo e’ molto piu’ pratico e logico. Non c’e’ logica nell’arte, anche i critici fanno parte del caravanserraglio. Le opere impacchettate da Christo rendono temporaneamente piu’ bello cio’ che gia lo e’.. e’ cosi difficile capirlo? quante lauree ci vogliono? Il “floatig piers” è semplicemente un’esperienza multimediale senza la realta’ virtuale, in un mondo che inevitabilmente si stà avviando verso il tutto virtuale e’ semplicemente “geniale”.

    1. Franz

      quale regalo?

      1. Luigi Maurizio

        Per chi e’ interessato l’esperienza e’ gratuita.. A Franz Land le cose gratuite come le chiamano?

  7. Paolo G.

    non so perchè ma guardando questa immensa opera “artistica” mi viene in mente il commento del grande Fantozzi al film “la corazzata potemkin”: https://www.youtube.com/watch?v=grJNVDs2_70

  8. Eleonora

    1. Dice che l’arte di oggi è puramente commerciale e fatta per arricchirsi. Può definire oggi? Canaletto fu ricchissimo grazie ai quadri che vendeva alla nobiltà inglese Piero della francescadenza dipinse la famiglia Montefeltro non perche questi fossero particolarmente avvenenti ma perchè veniva da loro pagato, nell’arte precedente proliferano madonne anche (non solo) perchè la chiesa è un committente abbastanza ricco da pagare.
    Se escludiamo Van Gogh e pochi altri l’arte è sempre servita anche per arricchirsi
    2. In effetti l’opera non entusiasma neppure me ma moltre persone sono andare e forse per un attimo, anche se grazie a un artificio, hanno apprezzato il paesaggio naturale che è una bellissima cornice fatta daDio
    3. Il bisogno di costruire e modificare che lei attribuisce a Christo mi sembra tipico dell’umanità da babele in poi, passando da chi ama curare il proprio giardino con piante belle ed esotiche. Non stanno forse modificando per solo diletto l’opera di Dio ? Non stanno prendendo piante non autoctone per piantare proprio lì cambiano il disegno originale della terra?
    In definitiva in Christo vedo solo aspetti profondamente umani come quello di apprezzare e ridere di giochi di parole quali il camminare sulle acque con lui

  9. Giova

    Aria fritta.

  10. alberto bazzoli

    Io ci sono andato e devo dire che non ho assolutamente avuto l’impressione di desacralizzare alcunchè. Sono invece convinto che la scelta del colore della passerella sia stato determinante: un colore azzurro blu che richiama le tonalità delle acque del lago avrebbe sicuramente dato la sensazione, in modo particolare quando vista da lontano, di vedere le persone camminare sulle acque. Ritengo sia stato un modo di assicurare il mondo che Christo l’artista, non intendeva assolutamente imitare e quindi desacralizzare Cristo, le Sue opere, i Suoi miracoli. Leggo invece un altro aspetto che mi conforta: la passerella che unisce, che unisce la terraferma ad una isola e poi l’isola ad ancora una altra isola più piccola; forse una richiesta o speranza di unione tra noi che spesso ci riduciamo ad essere isole lontane tra loro.

  11. spot

    ma non è un’opera d’arte, è una attrazione simpatica, che se hai la possibilità ci provi a fare un giro sopra.

    Poi per chi può consiglio di farsi anche il giro del lago d’iseo in bici (60 km in parte su pista ciclabile e in parte su strada), ne vale veramente la pena.

  12. Antonio Zanetti

    Oh la la, che esagerato!

  13. schustenberg

    Vediamo se questo commento passa la censura, il mio precedente -non offensivo ma non allineato- non ce l’ha fatta: siamo sicuri che decretare la Cattolicita’ o meno delle passerelle sia un uso degno del nostro tempo e della nostra intelligenza ? Siamo sicuri che paragonare le suddette passerelle a opere con Vergini putrefatte abbia senso logico o non sia solo il frutto di un cortocircuito mentale ?
    Siamo sicuri che “costruire per fini meramente estetici” sia una cosa poi cosi terribile ? Bruciamo/demoliamo tutte le cose belle e grandi che non ci servono ? Chiamiamo qualche salafita a dare una mano ?

    1. clemente

      Magari il tiuo commento poteva passare prima dalla censura del tuo cervello.

  14. Paola

    Ma che cavolata enorme. Se si vuole camminare sulle acque basta una qualunque passerella del porto. Nn hanno cosa inventarsi per mettersi in mostra. Se si fosse chiamato Guglielmo nn avrebbe avuto tutto sto successo. Ma come direbbe mia madre: mi meraviglio dei fessi che gli vanno dietro.

  15. paolo

    «La dissacrazione è una specie di difesa dal sacro, un tentativo di distruggere le sue pretese. Nella presenza di cose sacre le nostre esistenze sono giudicate, e per sfuggire a quel giudizio noi distruggiamo la cosa che sembra giudicarci»
    Chi avanza il sospetto sul sacro, sulla fede non sa nulla di quello che avviene nell’uomo di fede, come un tassinaro nel pilota d’aereo.
    La spiegazione ultima della nostra difficoltà (non solo degli atei) di comprendere il mondo della fede è quella, infatti, data da san Paolo: L’uomo naturale non comprende le cose dello Spirito di Dio; esse sono follia per lui.
    La caratteristica del sospetto sta nel fatto che sfugge come l’anguilla ad ogni possibilità di afferramento, ad ogni confronto. Si può confutare una ragione, o un fatto, mai un sospetto. E non è nemmeno bene che lo sia, fuori e dentro di noi, perché fa del credere quella cosa seria che è.
    Dobbiamo accettare il fatto che non è più possibile educare le nuove generazioni con i metodi della generazione nata negli anni Sessanta. Esortazioni, agiografie, epica, la vita interiore, la penitenza, la preghiera: tutte cose che per essi ha poca o alcuna importanza.
    Il nostro impegno dovrà essere meno politico che culturale. Di una politica (in cooperazione con l’alta finanza) che, di qualunque latitudine o colore, tenderà sempre più a creare uno stato onnicomprensivo e invadente la sfera personale, in parallelo alla atomizzazione sociale e alla deresponsabilizzazione del singolo, lasciando lo spazio, la dimensione che occupavano un tempo i corpi intermedi (famiglia, volontariato, sindacati…) sempre più a una dimensione mercuriale, demonica, virtuale, hi tech, cibernetica (l’uomo cyborg, metà uomo e metà macchina, quello che gli gnostici definivano “spirituale”, superiore allo psichico, misto e all’ ilirico, puramente animale, economico, il popolo bue).
    Quello che possiamo fare per le nuove generazioni è mostrare con i fatti e con la creatività che non tutto quello che era antico (l’anamnesi platonica) è da buttare, né quello che è nuovo da abbracciare e che la libertà senza responsabilità (che comporta, in questa vita, di fatto, il sacrificio, la rinuncia) è in definitiva un contenitore vuoto, unite sono parte di un fondamento inamovibile di felicità, pur incompresa dalla società dei consumi.
    In conclusione, abbiamo qualche risorsa per aiutare le nuove generazioni a non cadere nella falla della nave delle democrazie liberali, nella trappola che si sta preparando per loro, ma dobbiamo essere consapevoli che non è possibile ripararla definitivamente, perché, come il sospetto per la fede, la ragione si trova di fronte al nemico invincibile dell’ingenuità (e della debolezza), e del desiderio umano, inestinguibili.

    1. andrea udt

      Notevole.

      Grazie Paolo per gli ottimi spunti di riflessione.

      1. paolo

        Grazie a te, Andrea, per l’attenzione. Ti voglio regalare un altro fiore.
        Mi ha sempre colpito la profezia cherubica di Papa Benedetto, che adesso il serafico Papa Francesco sta facendoci toccare con mano:
        L’uomo post moderno, assimilato in una società del tutto pianificata, alla Gattaca, secondo il paradigma del non fare se non ciò che è controllato dalla ragione (tecnica), finirà per sentirsi sperduto in un deserto insopportabile. Perduto Dio, il sentirsi persuaso da Dio, si confronterà solo con lo spavento di una povertà indefinibile, orribile. E non gli sembrerà vero di trovare un’oasi nel piccolo gregge dei credenti senza sponde di potere, come qualcosa di inaspettato, di totalmente nuovo, una risposta a ciò che ha sempre desiderato nel segreto.
        La Chiesa si troverà sempre di più di fronte a sfide “impossibili”, di fronte a una cultura pervasivamente centrata sull’emotivismo (Mc Intyre), sull’autostima, l’ego.
        La vera crisi è ancora all’alba. Un assaggio di questa tossicologia ideologica lo troviamo proprio in questi giorni a Milano, in un’intervista a un famigerato animalista, il cui maestro scrive con una persuasività accattivante, magnifica.
        Se non stiamo attenti, tra 20 anni ci troveremo di fronte a un establishment scientifico che renderà impossibile, solo per fare un esempio, assegnare un titolo accademico a un medico non disposto a far nascere qualcuno se non a certe condizioni, per non parlare poi del fine vita.
        Nelle menti dell’intellighentsia sta ormai maturando il transumanesimo, una religione materialistica pratica, con i suoi profeti ( i ricercatori), i suoi imprenditori (le multinazionali), i suoi sacerdoti ( i bioeticisti), la sua escatologia ( il credere alla vita eterna qui ed ora).
        Il loro dio è la tecnologia e il fine il piacere, la singolarità, il nulla.

        Quello che ci fa vedere tuttavia Papa Francesco è la Chiesa della umiltà della fede, non più della confusione con il culto politico, ormai morto.
        Non sarà più la casa del potere, ma per l’uomo il luogo fresco della propria casa, in cui trovare una speranza e vita affidabili, che guarda al di là della morte.

  16. Ferruccio

    La dissacrazione è evidente però, a mio avviso, inefficace per via della bruttezza dell’opera e per il fatto che il vero Cristo non usava galleggianti…

  17. andrea udt

    A me piace molto la passerella e pensavo pure di andarci. E se ci andassi non mi sentirei affatto un dissacratore che dice “così e’ meglio”.

    1. angelo

      Andrea, se a te piace tanto la passerella, fattela nella tua vasca da bagno e poi facci il bagno con le ochette di gomma…. A casa tua puoi fare quello che vuoi!
      Non capisco perchè dobbiamo essere tutti trattati come schiavi da questi esaltati “artisti” che si credono in diritto di imporre a tutti le loro cose?
      E’ la stessa cosa della “street art”: gigantografie enormi, imposte sui muri di grande passattio, dove non puoi fare a meno di vederle.
      Quando questa gente le sue opere potrebbe farle tranquillamente su fogli di carta o tele, e poi esporle in posti dove SOLO CHI VUOLE VEDERLE le veda.

  18. paolab

    questo articolo è un plastico esempio di come una lettura ideologica riesca a distorcere la realtà. gulp.

    1. clemente

      Buffone.

      1. giovanna

        Trollona, qui paolab-clemente-giacomo-dario-giova-giurillo e forse anche altri, buona serata !
        Ma quando riesci a far passare un insulto, ti senti veramente meglio ?
        Provi veramente sollievo ?
        Non credo, ti sembra di uscire un secondo dal buio, invece sprofondi nel nero sempre più.
        Non esci sicuro dalla solitudine nera con questi sistemi, se tu avessi tutte le rotelle a posto, te ne saresti accorta da un pezzo…ma non le hai.

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