CIAO CHICCO

Di Caterina Giojelli
18 Novembre 2004
Mentana ci ha detto “auf Wiedersehen”.

Mentana ci ha detto “auf Wiedersehen”. Poteva andare peggio. Poteva andarci molto peggio, il mentuccio tremante e il pianto catartico di Alessandra Canale lo ricordiamo tutti, il seggiolino su cui venne arroccata per anni a dare la buonasera e la ripresa fissa delle sue papere ai vari blob del palinsesto. Sicuramente scomoda, in un florilegio di equilibrismi tra postura e stato d’animo, non una nevralgia corporea, non un umore ballerino a incrinare il tono monocorde, l’atarassia nello sguardo e il garbo composto di un occhiello che ogni sera chiude il Tg-bottoncino sul cappottone Rai. Quella sera era l’ultima sera e ci spiace tanto per lei ma rideva anche lo sgabello a vedere un’istituzione televisiva accartocciarsi a vomitar malinconie in prima serata. Ma il mentuccio del Mentana era “sulla notizia”, lo seguiva e non lo ha tradito. Intendiamoci, non si equipari menta e cannella, ma la gioia da reality che ci prende un po’ tutti quando ci crolla una garanzia in onda è stata un po’ la stessa. Il giornale di Chicco a detta di molti non presentava particolari patologie. Un mio parere cretino è che andare per esclusione non significhi trovare l’esemplare, ma la palma schietta piantata sulla scrivania mi piaceva: come ogni suo Tg ti faceva prudere la mani per tocchi così di virtuosi moralismi, ma sempre poi si riscattava con tesori di semplicità alla Tony Capuozzo. è stato il caso dell’altra sera. Dall’odioso cameratismo coi telespettatori. «Se in questi 13 anni qualcosa non vi è piaciuto è stata colpa mia… per quel che potrò vigilerò… solo i pazzi credono di essere indispensabili», alla bella botta di schiettezza: «Vi saluto, per una volta nel modo più familiare: ciao». Semplice, ma efficace: un po’ manca già.

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