
Cile, imponente marcia a favore della vita. «L’uomo non è un mezzo per risolvere i problemi»

Tratto dall’Osservatore Romano – Ha riunito tutte le comunità cristiane la «Celebrazione per la vita» svoltasi sabato scorso a Santiago del Cile. C’erano cattolici, ortodossi, anglicani, metodisti, pentecostali, in migliaia (centomila secondo gli organizzatori) per invitare il Parlamento a ulteriori riflessioni prima di dare il via libera al controverso progetto di legge che in Cile intende depenalizzare l’aborto in tre casi: gravidanza originata da uno stupro, rischio per la salute della futura madre, malformazione del feto. Casi nei quali la donna avrebbe il diritto di interrompere la gravidanza. Approvato già dalla Camera dei deputati, ora il provvedimento è al vaglio del Senato. La marcia si è svolta in Paseo Bulnes, strada situata di fronte al palazzo del Governo. Molti gli striscioni inneggianti alla promozione del diritto alla vita del nascituro e alla libertà di coscienza nell’ambito della donazione degli organi. Ma non solo: la gente è scesa in piazza anche per chiedere stipendi e pensioni che consentano «una vita degna» a lavoratori e anziani, maggiore inclusione degli immigrati e un più efficace contrasto del “bullismo” nelle scuole.
Erano presenti, fra gli altri, il cardinale arcivescovo di Santiago de Chile, Ricardo Ezzati Andrello, i cardinali Francisco Javier Errázuriz Ossa e Jorge Arturo Medina Estévez, pastori delle comunità anglicana e metodista pentecostale e di varie associazioni e fondazioni cristiane. In una lettera diffusa alla vigilia dell’iniziativa, Ezzati Andrello ha detto che in questi giorni in Cile si adotteranno decisioni che «non ci possono lasciare indifferenti, dal momento che si sta mettendo in discussione il sacro valore della vita dal concepimento alla morte naturale, vita che dobbiamo non solo proteggere ma anche promuovere in tutte le sue dimensioni». Messaggio fatto proprio da tutte le comunità cristiane presenti, le quali hanno ribadito «l’irrinunciabile rispetto per ogni vita umana, dal concepimento fino alla morte naturale». L’impegno inoltre è a «creare una cultura della vita che rispetti l’ambiente naturale della nostra casa comune, affinché tutti gli abitanti della nostra patria possano condurre una vita dignitosa e avere le stesse opportunità di un migliore sviluppo umano».
Al momento di impartire la benedizione ai presenti, l’arcivescovo di Santiago de Chile ha ringraziato tutti per la partecipazione a «questa festa della vita». Oggi — ha detto il cardinale Ezzati Andrello — «vogliamo gridare forte, in modo molto forte e convinto “sì” alla vita, dono prezioso di Dio, il più inestimabile patrimonio della nostra patria». Il porporato ha poi aggiunto che nel Paese è necessario dare dignità alla vita di bambini e giovani abbandonati, di chi è detenuto, di coloro che non hanno una casa e vivono per strada, delle donne che subiscono violenza in famiglia, dei lavoratori che non godono di un salario che consente loro di vivere dignitosamente, e dei popoli originari che reclamano il riconoscimento della propria identità.
Per sabato 10 settembre è stata annunciata, sempre a Santiago, un’altra manifestazione organizzata dalle comunità cristiane. Il corteo dovrebbe snodarsi da Plaza Italia in direzione del palazzo del Governo. A luglio l’episcopato era intervenuto direttamente in Senato sul discusso progetto di legge sulla depenalizzazione dell’aborto. Invitato dalla Commissione per la salute, il vescovo di San Bernardo, Juan Ignacio González Errázuriz, ha osservato che la Chiesa non vuole dare «solo una visione religiosa su una questione della massima importanza e serietà come quella della vita umana del nascituro».
Nell’ottica della promozione di un umanesimo integrale, «la difesa della vita nascente è strettamente legata alla tutela di ogni diritto umano» ed esprime il principio che «ogni essere umano è sempre sacro e inviolabile, in ogni situazione e fase di sviluppo. L’uomo è un fine, e mai un mezzo per risolvere i problemi», ha sottolineato il presule, manifestando contrarietà al fatto che il progetto di legge ritiene che l’interruzione volontaria di gravidanza sia un diritto delle donne da includere nel sistema normativo nazionale. Ma ciò significa — ha concluso González Errázuriz — che la proposta normativa «non mira soltanto alla depenalizzazione dell’aborto, bensì all’inserimento di tale pratica nel diritto alla salute, come se ne fosse un’integrazione».
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Chissà cosa ne pensa Amnesy International della condizione delle donne cilene…