Così nel nome della Nuova Via della seta Pechino offre a decine di paesi in via di sviluppo progetti faraonici e maxi prestiti per realizzarli. Ma non è che una “trappola del debito” con cui i poveri fortunati finiranno per condannarsi a un eterno vassallaggio verso il Dragone
16 agosto 2022, cerimonia di benvenuto per la nave da tracciamento cinese Yuan Wang 5 nel porto di Hambantota, Sri Lanka, oggi controllato da China Merchants Ports (foto Ansa)
Prendete un paese con un debito alle stelle, un rapporto tra spesa pubblica e ricchezza prodotta perennemente deficitario e – ciliegina sulla torta – un turismo solitamente florido messo in ginocchio dalla pandemia. Se vi sembra un film già visto, in realtà siete fuori strada.
Fortunatamente per l’Italia, i fondamentali della nostra economia sono ben più solidi di quelli dello Sri Lanka, il cui governo poco più di un anno fa ha dichiarato il default. La scorsa estate, giornali e tg hanno mostrato le immagini della lussuosa villa presidenziale con piscina presa d’assalto dalla popolazione esasperata dai continui blackout, dalla carenza di carburanti e medicinali e perfino di cibo. Eppure, fino a qualche anno prima la politica srilankese si sentiva di poter pensare in grande: nel 2005, appena eletto presidente Mahinda Rajapaksa decise di dotare la sua cittadina d’origine, Hambantota, di un enorme e avveniristico porto commerciale. Due anni ...