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Cinema – Il genio di Lina Wertmüller dietro gli occhiali bianchi al cinema
VENEZIA – I documentari cinematografici sono sempre una materia complessa. Non è facile parlare di film con altri film: è alto il rischio di confondere le acque, di eccedere nel materiale di repertorio, di realizzare un maxi trailer di vecchie produzioni. Dietro gli occhiali bianchi è invece l’esempio di una produzione riuscita, un ottimo esempio di come sia possibile parlare di cinema utilizzando il linguaggio cinematografico per creare una nuova opera, capace di dare il via a nuove idee e a nuovi stimoli. E il soggetto non era affatto dei più facili: la vita di Lina Wertmüller racconta i momenti luminosi e bui del cinema italiano, dai fasti felliniani ai momenti televisivi odierni. Inoltre, ad essere raccontata è l’immagine di una donna magnetica e intelligente.
Il regista, Valerio Ruiz, ha sapientemente selezionato il materiale di una vita, riproponendo con suggestioni e tocchi virtuosi, mai ingombranti, momenti memorabili di una carriera impegnata nel cinema. Formidabili le riprese effettuate sul set di 8½ (1962) dalla giovane aiuto regista Lina, mentre interessantissimo è tutto il lavoro nelle sue prime regie, sottolineando il valore sociale, politico e narrativo di quelle opere. I titoli chilometrici di Travolti da un insolito destino (1974), Mimì Metallurgico (1972), Film d’amore e d’anarchia (1973), Tutto a posto e niente in ordine (1974), fino a Pasqualino Settebellezze (1975), che valse alla Wertmuller la candidatura all’Oscar come miglior regista nel 1977, prima donna al mondo a ricevere tale onore. Una sfilza di capolavori che al giorno d’oggi continuano a stupire per la loro disarmante attualità e per la loro freschezza compositiva. Caratteristica che oltreoceano era già stata capita, con critici come John Simon a patrocinare l’operato della regista romana. Il documentario è didattico ma sempre coinvolgente e mai noioso, componendo un caleidoscopio di testimonianze e di momenti toccanti, come la vita quotidiana di Lina e la sua lunga storia d’amore con il marito, scenografo e artista, Enrico Job (1934 – 2008). Non viene dimenticato il periodo più difficile, quello di film meno riusciti e del graduale allontanamento dallo schermo, a tutto vantaggio di rappresentazioni teatrali e operistiche.
La Wertmüller si presenta per come è, una donna energica e vibrante, dotata di graffiante ironia e capace di scandagliare l’animo umano, prevedendo molte mode che avrebbero preso piede. Autrice completa, non ha mai perso la forza di scrivere sceneggiature, lavorando in maniera costante e sempre desiderosa di mettersi in gioco. A testimoniare questo afflato creativo ci sono i suoi attori, da Giancarlo Giannini alla compianta Mariangela Melato, fino ad arrivare ad un fan come Martin Scorsese, da sempre attento al lavoro dei colleghi. Il film, con una regia pulita e di effetto, esalta questa passione con azzeccate sequenze di oggetti e di coinvolgenti riprese dall’alto e in casa, avendo bene in mente la vita da mostrare. Presentato alla 72esima Mostra cinematografica di Venezia, in una sentita ed affollata premiere – e noi c’eravamo – ha partecipato in concorso alla Sezione Classici, ed è ora nelle sale UCI Cinemas nelle date evento del 21, 22 e 23 settembre. In anteprima sarà presentato anche al cinema Farnese di Roma, nella rassegna dedicata al festival. Un’occasione da non perdere, non solo per vedere un ottimo documentario, ma anche per conoscere una figura imprescindibile nel cinema mondiale. La filmografia di Lina Wertmüller, per certi aspetti non sempre valorizzata tra il grande pubblico, merita lavori divulgativi come questo, capaci di scatenare la curiosità e l’interesse nel conoscerla meglio.
Dietro gli occhiali bianchi, 2015, di Valerio Ruiz, con Lina Wertmüller, Martin Scorsese, Giancarlo Giannini, Sofia Loren, Recalcati Multimedia, 104′, al cinema il 21-22-23 settembre
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