
I City Angels compiono vent’anni. «Sogniamo un centro d’accoglienza tutto nostro»

«Impossibile quantificare il numero di persone che i City Angels hanno aiutato negli anni. È bello pensare però che in ognuno di loro abbiamo lasciato il segno». Parla così Mario Furlan, fondatore dell’associazione di volontariato e aiuto ai bisognosi, i City Angels. “Un’armata del bene”, giubbotto rosso e baschetto blu, che ogni notte, in molte città d’Italia, scende in strada e dà conforto a chiunque ne abbia bisogno.
Vent’anni di attività, è tempo di bilanci?
Vent’anni sono un bel traguardo. È facile avviare un’attività, più difficile è riuscire a mantenerla. Vent’anni possono sembrare tanti, ma io penso che siano già qualcosa, che possano essere ancora di più. L’abbiamo festeggiato a Milano domenica 7 settembre, con tanti volontari, con le autorità civili e religiose, è stata una bella giornata. In vent’anni abbiamo aiutato tante persone, abbiamo incrociato tante vite. Ora abbiamo il sogno di avere un centro d’accoglienza tutto nostro, le strutture che il Comune ci concede di volta in volta non ci bastano più. Abbiamo una struttura, ma dispone di soli dieci posti letti. Se contiamo che in media aiutiamo dalle 300 alle 400 persone per notte, è evidente che il desiderio di ingrandirci sia sempre più forte.
Quante vite avete incrociato in questi anni e quante ne avete cambiate?
Sarebbe bello sapere se le persone che sono state soccorse dai City Angels abbiano poi intrapreso una nuova vita. Qualche volta, per fortuna, il destino ci fa sapere che ne è stato di loro. Mi vengono in mente tre casi recenti. Il primo è quello di un uomo pachistano, con gravi problemi di alcolismo, sempre a vagabondare intorno alla Stazione Centrale di Milano. Dopo un po’ di tempo che non lo si vedeva più in giro, ho ricevuto una telefonata dal console del Pakistan. Voleva ringraziarmi per averlo aiutato. La seconda storia riguarda un altro uomo, sempre con problemi di alcolismo, che nei rari momenti di lucidità ci raccontava di essere un ingegnere petrolchimico. Nessuno gli credeva, visto che, molto spesso, chi soffre di quei problemi travisa la realtà. Poco tempo fa ho aperto Facebook e controllato come sempre le richieste di amicizia. Ce n’era una che aveva come foto del profilo una piattaforma petrolifera in mezzo al mare. Era proprio quell’uomo, si era rimesso in sesto e ora lavorava per conto dell’Eni al largo del Madagascar. Infine, una terza storia, appresa mentre passeggiavo per le Ramblas di Barcellona. Mi sento chiamare da un ragazzo, che mi saluta come fossi un suo familiare. Mi spiega che i City Angels l’avevano aiutato in un periodo di vagabondaggio. Ora si è rifatto una vita, lontano dall’Italia e, quando può, va a sua volta ad aiutare per le strade di Barcellona persone che purtroppo stanno facendo la sua stessa esperienza.
Negli anni è cambiato il tipo di persone che normalmente aiutate?
Oggi ci sono tantissimi profughi, è un’emergenza non solo per loro, ma anche per noi, che non sappiamo di giorno in giorno quanti dovremo soccorrerne. È cambiato anche il tipo di richieste che le persone ci fanno. Difficilmente oggi riusciamo a trovare loro un lavoro, e altrettanto difficilmente riusciamo a trovare loro una dimora.
Come si diventa un City Angel?
L’aspirante volontario deve prima passare una serie di colloqui psicoattitudinali, per capire quanto effettivamente sia motivato. Serve una motivazione superiore all’idea di voler fare del bene, visto che l’impegno è grande e talvolta si devono affrontare situazioni difficili. Dopo aver passato i colloqui iniziali, l’aspirante volontario dovrà frequentare un corso di formazione della durata di due mesi. Solo la metà delle persone che vogliono fare parte dei City Angels poi effettivamente scenderanno in strada tra i bisognosi. Talvolta però non cambiamo solo la vita di chi aiutiamo, ma anche quella di chi viene dai City Angels per svolgere ore di servizi socialmente utili, per esempio dopo una condanna per guida in stato di ebbrezza. Dopo aver terminato le ore richieste dalla legge, decide di rimanere con noi.
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