Da "effetto serra" a "emergenza climatica" passando per "global warming", "climate change" e "climate crisis". Il linguaggio usato per parlare di ambiente ha cambiato e ingigantito la percezione del problema. E adesso?
Proteste a Londra lo scorso 3 settembre contro i cambiamenti climatici (foto Ansa)
C’era una volta il riscaldamento globale, spauracchio – reale, per carità – agitato da sedicenti esperti di clima, formula più evocativa del suo antecedente “effetto serra” e divenuta famosa grazie al fallimento politico di Al Gore, candidato democratico alla presidenza degli Stati Uniti battuto (grazie, America) da George W. Bush e riciclatosi come produttore di documentari scientificamente mediocri ma perfetti per ridare vita alle conversazioni sul tempo nei salotti di Manhattan e per raccattare premi nella Hollywood non ancora preda del #metoo e del woke ma gia politicamente correttissima. Il global warming era la minaccia, il nemico da combattere con i nostri comportamenti virtuosi, il pianeta che andava arrosto e andava salvato.
La formula buona per tutte le stagioni
Poi però è successo che un po’ di previsioni catastrofiche degli esperti non si sono avverate, si è scoperto che il lavoro del panel di scienziati che per l’Onu studiano i cambiamenti climatici non era proprio specchi...