
La preghiera del mattino
Come si esce dalle contraddizioni della (fu) Europa merkelliana

Sul Sussidiario Giulio Sapelli scrive: «Il declassamento del ruolo economico della Germania in Europa e nel mondo è in atto e sarà terribile. Perché è questo il dramma che si consuma nel buio della coscienza europea di oggi, mentre si discute con il bilancino cliometrico delle regole del debito e del Meccanismo europeo di stabilità (Mes). L’ascesa tedesca alle vette del potere mondiale poteva continuare dopo il riarmo pro-ucraino e “intra-Nato” della Wehrmacht? Esso si era realizzato grazie alla doppia mossa del cavallo della risorsa energetica russa disponibile a prezzi più bassi di quelli dell’oligopolio internazionale che – ecco la doppietta – funziona su scommesse finanziarie e non su contratti take or pay, come invece accade per chi non si serve dalla vivandiera russa. Ebbene, l’ascesa tedesca si sta interrompendo. Anzi: è l’ascesa russo-cino-teutonica al potere mondiale che si è interrotta. Le altre potenze che devono ricorrere al gas della pipeline multilateralista-finanziario-umanitaria post-Kissinger (che le sanzioni Usa-Ue seguite alla guerra di aggressione russa all’Ucraina impongono) fanno sentire la loro voce e anch’esse scalano le vette richiamate».
Come sempre Sapelli ci fa riflettere sullo scenario globale che tanto condiziona quello di casa nostra.
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Su Open si scrive: «La ministra dell’Economia spagnola Nadia Calvino ha auspicato la ratifica del Mes da parte dell’Italia. “Spero che arrivi la ratifica da parte di tutti”, ha risposto interpellata espressamente sul caso italiano al suo arrivo alla riunione dell’Eurogruppo a Stoccolma. “La riforma del Meccanismo europeo di stabilità è uno strumento importante per la stabilità finanziaria nell’eurozona”. Calvino ha aggiunto che spera che “una volta che la Germania l’ha ratificato lo faccia anche l’Italia in modo che possiamo avere una rete di sicurezza più completa nell’eurozona”. Intanto, ha assicurato Calvino, “noi lavoreremo al massimo per raggiungere un accordo sulla riforma del Patto di stabilità entro fine anno, come da accordi all’ultimo Ecofin”. La Spagna assumerà la presidenza dell’Ue di turno dal primo luglio».
Gli spagnoli hanno la tendenza, per proteggere la loro autonomia, ad assecondare il comando franco-tedesco sull’Italia (un comando sempre più in crisi e sempre più evidentemente inadeguato a gestire la difficile situazione attuale dell’Europa). D’altra parte, anche di fronte a manovre straniere tese a condizionare il loro paese come quelle che hanno assecondato un certo insensato indipendentismo catalano o a tentativi di minare il potere democratico via magistratura in stile Mani pulite, a Madrid si è resistito e il patto “costituzionale” tra socialisti e popolari ha retto. Chi ritiene che la Spagna funzioni meglio per certi aspetti dell’Italia, deve considerare che non ha avuto, al contrario di noi, né lo strabordare della magistratura nel 1992 né il commissariamento della democrazia nel 2011.
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Su Formiche Francesco De Palo scrive: «I numeri di questi 13 anni dicono che il porto del Pireo ha maturato una posizione di leadership in termini di traffico di container ed è diventato il più grande porto per traghetti e il terzo più grande porto da crociera nella regione europea. Nel 2008 Cosco ha ottenuto un franchising di 35 anni per due terminal container e nel 2016 ha acquistato una quota del 67 per cento nell’autorità portuale per 368,5 milioni di euro. Attualmente il Pireo è al settimo posto tra i porti container europei e il secondo nel Mediterraneo. A livello globale, il porto ellenico occupa il 37esimo posto, migliorando il 44esimo posto fatto registrare nel 2016 grazie ai tre terminal container. C’è un altro lato, per così dire sociale, della medaglia: i cinesi da subito hanno imposto al Pireo condizioni di lavoro approssimative, come dimostrano i numerosi episodi di morti sul lavoro e di incidenti di vario genere. Ma i sindacati lo scorso gennaio (quindi dopo quasi 15 anni di attività) hanno ottenuto un nuovo contratto con incrementi graduali e “canoni occidentali”».
Dire che i greci se la passino bene è una delle tante storielle in lode di Angela Merkel che circolano dalle nostre parti: basta vedere che cosa succede ai loro treni o ai loro ospedali per capire i guai dell’austerità made in Germany. E anche la cessione di metà del Pireo ai cinesi è un altro regalo con pesanti conseguenze geopolitiche e geoeconomiche delle scelte berlino-bruxellesi. Detto questo, va osservato come pure Atene riesca a mantenere una certa capacità reattiva. Come in Spagna, tutto ciò è frutto anche del fatto che, di fronte alla terribile ricetta dell’austerità tedesca, il sistema politico ellenico, sostituendo il Pasok con Syriza, non si sia fatto commissariare.
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Su Huffington Post Italia Caludio Paudice scrive: «Per proteggere le sue Casse regionali, il governo federale si mette di traverso alla proposta Ue di riforma bancaria: “No a procedimenti standard”. Invece sul Patto di stabilità chiede parametri standard, a discapito dei paesi più indebitati come l’Italia».
L’idea di un’Europa tedesca e mercantilistica (con il sostegno in seconda posizione dei francesi), che ha ispirato prima Gerhard Schröder e poi Angela Merkel, si sta esaurendo nelle sue contraddizioni, e già ora l’atlantismo dei Grünen e la prudenza di Olaf Scholz la stanno smontando. Mentre il bavarese Manfred Weber, della Csu e leader del Ppe, con la sua idea di una convergenza popolari-conservatori che sostituisca la centralità del consociativismo burotecnocratico imperante a Bruxelles, potrebbe aver indicato una via di uscita strategica per uscire dal malconcio stato delle cose presenti.
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