Come smettere di buttare via miliardi di dollari sull’educazione dei poveri

Tutti sono pronti a spendere per dare un futuro ai bambini. Ma è dimostrato che in genere si sprecano montagne di quattrini per costose iniziative inutili. Eccone un paio sicuramente efficaci

Lezione in una scuola a Peshawar, Pakistan (foto Ansa)

Dodicesimo articolo della serie di Bjørn Lomborg dedicata agli studi del Copenhagen Consensus su come la comunità internazionale può stabilire “Obiettivi di sviluppo sostenibile” davvero raggiungibili, a differenza dei velleitari 169 obiettivi fissati dall’Onu per il 2030. Le altre uscite della serie sono reperibili qui.

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Una cosa su cui contribuenti e politici concordano praticamente ovunque è che andrebbero spesi più soldi per l’educazione dei bambini. Sembra un’ovvietà: un’educazione migliore significa che i ragazzi cominceranno meglio la loro vita. Ma occorre fare attenzione. Molti degli investimenti in educazione che vanno per la maggiore producono poco apprendimento o non ne producono affatto, mentre raramente si sente parlare degli investimenti più efficaci.

Nei primi anni Duemila, il programma “One Laptop Per Child” [un portatile per ogni bambino, ndr] fu spacciato come una rivoluzione in campo educativo, con il sostegno di leader e politici carismatici: doveva essere “il portatile che ha salvato il mondo”. E invece, quando l’iniziativa fu infine valutata, emerse che non aveva assolutamente «alcun impatto sui risultati accademici o sulle capacità cognitive».

È davvero facile spendere una fortuna per iniziative commendevoli che però producono poco o nessun apprendimento. L’India ha incrementato la spesa per gli alunni della scuola primaria del 71 per cento in soli 7 anni, ma i risultati nei test di lettura e di matematica sono crollati verticalmente. L’Indonesia ha raddoppiato la spesa destinata all’educazione per poter pagare di più gli insegnanti e realizzare le classi meno affollate del mondo, tuttavia un ampio studio controllato randomizzato ha dimostrato che tutto ciò non ha avuto assolutamente alcun impatto sull’apprendimento degli studenti.

L’approccio scelto il più delle volte dai governi – aumentare i salari degli insegnanti, diminuire le dimensioni delle classi e costruire più scuole – ha in effetti costi alti e fa poco o niente per migliorare il livello di apprendimento. Ciononostante, resta la formula più gettonata quando si tratta di prendere impegni internazionali come le promesse sull’educazione incluse negli Obiettivi di sviluppo sostenibile [Sustainable Development Goals, ndt]. Questi vasti obiettivi sono stati concordati da tutti i governi del mondo, ma le loro promesse per il 2030 riguardo all’educazione sono tanto ambiziose da risultare irrealizzabili. Sulla base dei trend attuali, nella migliore delle ipotesi saremo in ritardo di un quarto di secolo.

A dire il vero, il mondo sta tradendo tutte le sue promesse, dalla fame alla povertà, quelle sul clima e quelle sulla corruzione, fino alla sanità e alle diseguaglianze. Il motivo è chiaro: i politici hanno deciso di promettere tutto. Le priorità globali attualmente annoverano un’impossibile lista di 169 promesse. Avere 169 priorità non è diverso da non averne alcuna.

Quest’anno, il mondo raggiungerà la metà del tempo stabilito per la realizzazione dei suoi obiettivi in vista del 2030, tuttavia non sarà nemmeno lontanamente arrivato a metà del percorso. È ora di identificare e rendere priorità le politiche più efficaci. Il mio think tank, il Copenhagen Consensus, sta facendo proprio questo: insieme con vari premi Nobel e più di cento economisti di spicco, lavoriamo da anni all’individuazione delle aree di intervento in cui ogni euro speso può produrre il massimo beneficio.

Per la metà più povera del mondo il problema è urgente. I bambini per lo più vanno a scuola, ma imparano poco. Di quasi mezzo miliardo di bambini della scuola primaria, poco meno dell’80 per cento non acquisisce minime capacità di lettura e di matematica. Anziché promettere irrealisticamente centinaia di miliardi di dollari per ottenere poco o nessun apprendimento extra, bisognerebbe cercare prima soluzioni intelligenti ed efficaci.

Il nostro nuovo studio sottoposto a peer-review dimostra che ci sono due misure in grado di fare a costi abbordabili una differenza notevole.

Il primo approccio esaminato aiuta gli alunni a studiare in modo più efficace. Le classi scolastiche quasi dappertutto distribuiscono tutti i bambini di 9 anni a un livello, quelli di 10 anni a un altro, eccetera. Ma in ciascuna di queste classi un gran numero di alunni è molto indietro e pronto ad arrendersi, oppure è molto avanti e si annoia.

Un modo efficace di affrontare questa situazione è utilizzare tablet per un’ora di lezione al giorno. Grazie a software educativi che già esistono, il tablet valuta rapidamente il livello dello studente e comincia a insegnare esattamente al suo livello. Per un’ora al giorno, lo scolaro assisterà a lezioni adatte al proprio livello, cosa che ne potenzierà l’apprendimento. I test indicano che dopo un solo anno avrà imparato quanto normalmente avrebbe richiesto tre interi anni di scuola.

La seconda strategia presa in esame è la “pedagogia strutturata”, che aiuta gli insegnanti a insegnare meglio. Una sperimentazione in Kenya ha avuto un successo tale che l’approccio è stato esteso a tutto il paese. Con un anno intero di programmi di insegnamento semi-strutturati, formazione e messaggi incoraggianti, il progetto aiuta gli insegnanti a offrire un’istruzione più coinvolgente e più utile. Gli studi dimostrano che questo rende l’insegnamento equivalente a quasi un anno extra di scuola.

Ciascun anno aggiuntivo di apprendimento non solo accresce le prospettive di vita di un bambino, ma va anche a beneficio dell’economia di un intero paese. Mettere in pratica queste due misure in tutta la metà povera del mondo costerebbe meno di 10 miliardi di dollari. Ma favorirebbe una crescita di produttività economica a lungo termine di valore stimabile in 600 miliardi di dollari. Ogni dollaro speso ne produrrebbe in benefici sociali la bellezza di 65.

È molto meglio rispetto alle attuali promesse di spendere centinaia di miliardi per iniziative che fanno poco o niente per migliorare i livelli di apprendimento.

Migliorare il futuro dei bambini non è così complicato. Considerate le nostre scarse risorse, dovremmo puntare prioritariamente su una spesa di 10 miliardi di dollari per interventi sperimentati ed efficaci, e così mantenere l’impegno più importante di tutti in ambito educativo: un miglioramento radicale del livello di apprendimento.

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