Con la samp anche Genova va in B (e un po’ anch’io)

Di Lauzi Bruno
09 Giugno 1999
Lettera a tempo

La mia povera Sampdoria è andata in serie B. Dolore! – direbbe Max Cipollino, alias Massimo Boldi. Si sa che nella vita si può cambiare idea politica, ma non si cambia la squadra del cuore. Questo è vero sempre, figuratevi quando si è nati insieme a lei. Era la primavera del ’46 quando, affacciato con mio padre all’ottavo piano di un palazzo in riva al mare, stavo seguendo la partita che nel campetto sottostante stava giocando l’Andrea Doria, squadra di una serie minore, e mio padre mi disse: “Sai che la Doria si fonderà con la Sampierdarenese e a settembre debutteranno in serie A col nome di Sampdoria? Che ne dici andremo a vederla?”. Io assentii entusiasticamente e così a settembre entrai nel mitico stadio di Marassi contemporaneamente alla mia squadra (vinse 1 a zero con gol di Baldini contro la Fiorentina, credo… o era il Bari?). Avevamo trovato posto in gradinata sud, quella che sarebbe diventata poi la gradinata doriana per antonomasia. Questo per dire che pochi possono più di me sentirsi rappresentati da una squadra. Ora mi sento in serie B anch’io, insieme alla mia città che già è in crisi per tutto il resto e le mancava giusto questa ciliegina sulla torta… per buon peso ci mancava la festa genoana per la nostra disgrazia. E questa è una cosa che non sopporto e non giustifico. Badate, io non ho mai, dico mai, gioito per le disgrazie del Genoa. Nello sport si tiene per qualcuno, non si deve essere contro nessuno, vinca il migliore, si celebrano le proprie vittorie non le altrui sconfitte. Così mi ha insegnato mio padre. Dev’essere inglese, mio padre. Già, perché nell’Italia dei comuni, delle contrade, dei guelfi e dei ghibellini, dei rossi e dei neri, non usa così. Io la chiamo la “sindrome del Palio di Siena” per cui non è importante che vinca io, l’importante è che perdi tu: quando a Siena una contrada non può permettersi un cavallo e un fantino vincenti, paga un energumeno perché disarcioni il fantino della contrada “nemica”. Siamo così anche in politica: l’idea dell’avversario ideologico è sbagliata, comunque e sempre. Non ci vuole molto per prevedere che finché questo popolo ragionerà così non andremo molto lontano. Anzi, non andremo da nessuna parte: resteremo semplicemente in B, solo che la Samp potrebbe restarci un anno solo.

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