La preghiera del mattino

Con le sue mossette Macron voleva inguaiare Meloni. È finito inguaiato lui

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il presidente francese Emmanuel Macron, durante un incontro a margine dei lavori del G7, Hiroshima, 20 maggio 2023 (Ansa)
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il presidente francese Emmanuel Macron, durante un incontro a margine dei lavori del G7, Hiroshima, 20 maggio 2023 (Ansa)

Su Formiche Francesco De Palo scrive: «Un altro endorsement vergato da Le Figaro per il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, dopo quello del febbraio scorso dedicato ai conti pubblici e alla manovra. Questa volta il quotidiano francese mette l’accento su come la premier sia riuscita a smentire chi ne prevedeva il fallimento, mentre la grande malata d’Europa è la Francia di Emmanuel Macron».

Macron aveva ispirato un insieme di mossette per isolare la Meloni e usare questo “isolamento” per attaccare Marine Le Pen, e si trova con i gollisti e il più autorevole quotidiano conservatore che più o meno sostengono come il malato d’Europa sia la Francia e non l’Italia.

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Su Atlantico quotidiano Michele Marsonet scrive: «Il Ciad, per esempio, alcuni giorni orsono ha ordinato all’ambasciatore tedesco di lasciare il Paese entro 48 ore. Colpa del rappresentante di Berlino è aver criticato il governo di N’Djamena per i ritardi nell’indizione delle elezioni dopo l’ennesimo colpo di Stato. Ma ad essere colpita è in primo luogo la Francia, dopo il sostanziale fallimento della sua spedizione militare nel Sahel (in funzione anti-jihadista). All’ambasciatore di Parigi nel Mali sono state concesse 72 ore di tempo per lasciare il Paese. Anche in questo caso sono state alcune frasi del governo transalpino a scatenare la crisi. Aveva infatti definito “fuori controllo” i militari che attualmente governano il Mali. Identica situazione nel Burkina Faso. Anche qui il governo militare golpista ha intimato all’ambasciatore francese di andarsene perché non è più considerato un interlocutore affidabile. Il diplomatico aveva infatti scritto che nel Paese è in atto una guerra civile. Inutile rammentare che la Francia era la potenza coloniale in loco, mantenendo una forte influenza anche dopo che varie nazioni avevano raggiunto l’indipendenza. I governi locali, tuttavia, non accettano più lezioni di democrazia da parte degli ex colonizzatori».

La caduta d’influenza e di prestigio della Francia in Africa conta nella crisi politica e d’immagine di Macron quanto la pessima gestione da parte dell’Eliseo della riforma delle pensioni

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Su Firstonline si scrive: «Nicolas Sarkozy è stato condannato in appello a tre anni di carcere, di cui uno senza la condizionale, nell’ambito del processo sullo scandalo delle intercettazioni. Condannati insieme a lui anche il suo avvocato Thierry Herzog e l’ex magistrato Gilbert Azibert. Si tratta del primo ex capo di Stato condannato a una pena detentiva effettiva ma l’ex presidente francese non andrà in prigione. Il tribunale ha precisato nella sentenza che può scontare la pena agli arresti domiciliari e con un braccialetto elettronico».

Naturalmente la giustizia francese è indipendente e sottoposta solo alla legge, ma naturalmente, senza stravolgere la legge, non manca di essere influenzata dagli orientamenti di élite che giudicano nefasta l’eredità (a partire dalla catastrofica operazione “Libia”) del gollista più vicino a Macron cioè Sarkozy.

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Su Huffington Post Italia Federica Olivo scrive: «Italia e Francia hanno una responsabilità speciale nell’individuare soluzioni concrete per risolvere la crisi in Tunisia. Volendolo sintetizzare, è questo il senso del ragionamento che il ministro Antonio Tajani ha fatto con la sua omologa francese, Catherine Colonna. Ed è proprio sul dossier tunisino che si concretizza il disgelo tra Italia e Francia, dopo l’infelice frase del ministro dell’Interno Gérald Darmanin sul governo italiano, che aveva portato alla cancellazione della visita di Tajani a Parigi».

La politica vive anche di sentimenti ma dovrebbe tenere a bada i risentimenti, bene fanno Antonio Tajani e Giorgia Meloni a trovare accordi il più rapidamente possibile con la Francia sulla Tunisia, ed è altrettanto opportuno studiare con Parigi una strategia che eviti una nuova austerità stile 2011 tipo quella perseguita dalla stordito Mario Monti, che sarebbe catastrofica per l’economia europea.

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