Connubio tra iene stataliste e aziendali

Di Giorgio Vittadini
27 Febbraio 2003
Ogni tanto si legge di politici che pensano di costruire autostrade in Maremma

Ogni tanto si legge di politici che pensano di costruire autostrade in Maremma o ipotizzano tracciati di strade in provincia di Milano con sprezzo del valore naturalistico, ambientale e agricolo di territori unici al mondo. Può il destino di una realtà naturale, ambientale, artistica di inestimabile valore dipendere solo dalla volontà di una segreteria di partito o di un assessore (non sempre custode e disinteressato)? È lecito che questa volontà sia esercitata a scapito di altri bisogni quali il diritto di proprietà di chi ha il terreno, il diritto all’integrità sotto il profilo agricolo e naturalistico del territorio, il diritto di cercare nuove risposte più razionali e capaci di tener conto di tutti gli interessi? Per rispondere bisogna allargare la domanda: fino a dove può arrivare la pretesa di comando di un’autorità politica, di una rappresentanza partitica, che poi si esprime in due blocchi nello stesso tempo contrapposti e disgregati culturalmente all’interno? È questa l’unica forma di rappresentanza democratica in una società complessa dove, di fatto, rappresentanze economiche (associazioni imprenditoriali, sindacali), movimenti a connotazione ideale, autonomie funzionali (es. camere di commercio), punti culturali (es. università, centri di ricerca), esperienze religiose esprimono desideri e istanze umane? Non tutti rispondono, sia ben chiaro: ci sono molti che capiscono il valore di una politica che valorizza, invece di gestire in modo esclusivo. C’è però uno strano e inquietante “matrimonio”: la vecchia concezione cattocomunista, marxista, statalista dell’assoluto predominio della politica partitica sembra sposarsi bene con una certa idea aziendalista (o neo-massonica?) per cui chi vince può gestire la cosa pubblica come proprietà privata. Non è un caso allora che personaggi con validi curricula nel campo della speculazione edilizia e della distruzione del territorio, nella pornografia d’alto e basso bordo, nell’avanspettacolo, nella frode fiscale, nell’invenzione di mai esistiti riti pagani, nella xenofobia oggi vadano per la maggiore. Se si pensa che tra i loro competitor ci sono signore bene uscite dai loro salotti per scoprire il valore dei girotondi sui marciapiedi; sindacalisti amanti del picchetto e di un costo del lavoro da repubblica di Weimar; grembiulini; ex gran commis dello Stato per cui un utente è sempre incapace di intendere e di volere; pacifisti che guardano alla Corea del Nord come a un paese faro; cattocomunisti che pensano al marxismo come un’opera di misericordia corporale; giornalisti, intellettuali e giudici nostalgici di Ceausescu; vecchi tromboni istituzionali della politica non più onesti, ma più delatori di altri c’è da stare allegri… Altro che “resistenza”. Ma guai a perdere tempo in guerre contro i mulini a vento. La verità è che la distorsione del vero dei gatti, delle volpi e delle iene sta nei nostri cuori: dobbiamo ammettere anche noi, almeno noi e continuamente, il “posso aver sbagliato” e ricominciare a farsi educare da chi può, più umilmente… nessuno “spagnolo” o “bravo” può impedire a Renzo di ritrovare Lucia.

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