Contro la corruzione tutte le nostre armi hanno fallito. Tranne una: la digitalizzazione

Numeri e casi di scuola di applicazione dell’“e-procurement”, l’unica misura capace di produrre risultati fenomenali nella lotta a una piaga che costa mille miliardi di dollari l’anno

Il graffito realizzato da un artista durante un evento contro la corruzione a Sanaa, Yemen (foto Ansa)

Durante la pandemia di Covid, tutto il mondo ha avuto bisogno di acquistare urgentemente dispositivi di protezione, ossigeno e ventilatori. I paesi che si sono mossi più velocemente e che hanno preso le decisioni di spesa migliori avevano sistemi di approvvigionamento elettronici in funzione. Questi sistemi non solo sono utili in caso di crisi, ma sono cruciali nella lotta alla corruzione e fanno risparmiare ai governi miliardi di dollari.

Come i governi spendano i soldi è un aspetto che la maggior parte di noi prende raramente in considerazione. Eppure si tratta di cifre che rappresentano una fortuna. I governi sono di gran lunga i maggiori acquirenti di manodopera, beni e servizi dal settore privato. Nel 2019 gli appalti pubblici sono stati pari a 11 mila miliardi di dollari. È circa il 12 per cento del Pil mondiale. Nei paesi in cui vive la metà più povera della popolazione mondiale, gli appalti pubblici rappresentano addirittura la metà di tutta la spesa pubblica.

L’approvvigionamento elettronico, o “e-procurement”, velocizza questa importante capacità di spesa, e la velocità è fondamentale in crisi come quella del Covid. In Corea del Sud, l’introduzione dell’e-procurement ha ridotto le tempistiche di elaborazione delle offerte da una media di 30 ore a sole 2 ore, mentre in Argentina la durata del processo di approvvigionamento pubblico è stata abbattuta di oltre 11 giorni.

Ma l’e-procurement fa molto di più che permettere ai governi di muoversi con maggiore velocità: rende la spesa pubblica meno corrotta e più efficace. Questo è cruciale, perché la corruzione è un problema da mille miliardi di dollari l’anno con pochissime risposte. Secondo Transparency International, la lotta alla corruzione nel mondo ha gli stessi scarsi risultati che aveva dieci anni fa.

Il mio think tank, il Copenhagen Consensus Center, ha identificato l’e-procurement come una misura di importanza fondamentale per quei quattro governi di paesi a basso reddito su dieci che ancora non l’hanno implementata. La ricerca su questo tema fa parte del nostro progetto pluriennale che coinvolge decine tra i più illustri economisti del mondo nell’impegno a individuare le migliori politiche globali esistenti allo scopo di accelerare il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile. Il tempo di realizzazione previsto per questi obiettivi va dal 2016 al 2030, quindi quest’anno abbiamo raggiunto la metà del percorso, eppure stiamo mancando praticamente ogni singolo obiettivo. E per quanto riguarda l’impegno a eliminare la corruzione, incluso negli Obiettivi di sviluppo sostenibile, stiamo facendo assolutamente zero progressi.

Per via delle loro dimensioni, gli appalti pubblici sono tra le maggiori fonti di corruzione per qualunque paese. L’introduzione dell’e-procurement, perciò, può essere un modo incredibilmente efficace per affrontare la corruzione. In più, può anche finire per far ritrovare i governi più ricchi di miliardi di dollari.

La nostra ricerca dimostra che nei primi 12 anni di progettazione, implementazione e manutenzione di un sistema di e-procurement, i costi saranno in media pari a 16,7 milioni di dollari indipendentemente dalle dimensioni del paese in questione: una somma relativamente irrisoria rispetto alla maggior parte dei bilanci pubblici.

I vantaggi sono molteplici, come si è visto nel corso della pandemia di Covid. L’e-procurement non solo rende i governi capaci di agire più velocemente, ma aumenta anche il numero di offerenti. Lo Stato indiano del Karnataka ha riscontrato che nei primi tre anni di e-procurement il numero di fornitori è passato da 130 a 4.800, mentre la Corea del Sud nel medesimo lasso di tempo ha visto raddoppiare il numero di offerenti da 70 mila a 147 mila.

Per di più, avere sistemi trasparenti e ampiamente accessibili comporta per i governi la possibilità di spendere meno in pubblicità per le gare d’appalto. Lo Stato indiano dell’Andhra Pradesh ha scoperto di poter risparmiare grazie alla digitalizzazione degli appalti mezzo milione di dollari in pubblicità ogni anno, mentre il governo delle Filippine ha risparmiato 9 milioni di dollari all’anno in pubblicità sui giornali.

È inoltre dimostrato che l’approvvigionamento elettronico migliora la supervisione e l’erogazione dei servizi. Un buon esempio è l’India, dove a seguito del passaggio a un sistema di e-procurement si è assistito a un aumento del 12 per cento del livello di qualità delle strade. In Paraguay queste riforme hanno ridotto la percentuale di procedimenti di appalto da correggere dal 19 per cento del 2013 ad appena il 3 per cento nel 2016.

La conseguenza più ovvia, immediata e ben documentata è che l’e-procurement fa semplicemente risparmiare soldi al governo. La nostra ricerca dimostra che la riduzione media dei costi in tutti gli appalti è del 6,75 per cento. Il che per un paese a  reddito medio-basso significa mediamente che i benefici nei primi 12 anni ammonteranno a oltre 600 milioni di dollari. Per ogni dollaro speso, un paese a basso reddito realizzerà risparmi per 38 dollari. Per i paesi a reddito medio-basso, in media i benefici nei primi 12 anni supereranno i 5 miliardi di dollari: ogni dollaro speso, cioè, ne crea più di 300 in benefici sociali. Questo rende l’e-procurement una misura di eccezionale efficacia.

E non è solo in tempi di pandemia come quella del Covid che un sistema di e-procurement può mostrare il suo valore. La digitalizzazione degli appalti ha aiutato il governo ucraino a continuare a funzionare anche durante l’invasione russa. Nel marzo 2022 Transparency International riferiva che «il sistema di approvvigionamento e tutte le piattaforme continuano a funzionare» ogni giorno, anche se gran parte del paese era sotto attacco.

Dal momento che in futuro molti paesi dovranno affrontare nuove minacce che potrebbero richiedere spese su larga scala in tempi brevi, l’e-procurement può consentire ai loro governi di farlo in modo più veloce ed efficiente, e con molta meno corruzione. L’introduzione di un sistema di appalti elettronici non è solo un modo verificato per tagliare sprechi e mazzette nella spesa pubblica, ma anche per aumentare la resilienza e prepararsi meglio alle sfide future. È una politica fenomenale che tutti i paesi dovrebbero perseguire.

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