Corteggiatori dell’estate. Amori (di Pavese) e tradimenti (da frigobar)
Se l’estate fosse l’estate, sarebbe il tempo di stupori larghi, di colori che si aprono negli occhi, di rumori solitamente impercettibili che salgono nella sera. Se l’estate fosse l’estate, avremmo nel respiro i campi e il mare. Sarebbe il sapore di frutta sulla bocca, e nei baci. Se fosse luce aperta, se l’aria fiorisse nel petto e nelle vene, e il taglio delle erbe e dei voli in cielo, sì, sarebbe l’estate. Dove, come scriveva Pavese, trema la figura delle donne, nell’aria. E invece è l’oppressione di caldi cittadini, di fumi, di corpi snudati in modo osceno per le strade, di dialoghi sudaticci e frettolosi. Invece è il ristoro innaturale dei condizionatori, delle bibite ghiacciate che ci avvelenano la gola. Invece sono piaceri acerbi, rubati, nella notte di cui si insegue la gola per strangolarla nelle discoteche o nei bar a tuttabirra e tuttamusica. E l’estate, quella sognata dai nostri occhi e da tutto il nostro essere può essere tradita da tutta la nostra vita. è l’estate contro l’estate. Per questo: cercate l’aria più che il comfort, la visione più che gli occhiali a specchio, l’alto mare più che l’hotel.
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