
COSì ROSSI CHE SVENTOLANO LA BANDIERA VERDE DEL PROFETA
Non appena Berlusconi e Fini lasceranno Palazzo Chigi, gli antimperialisti porranno al nuovo governo la medesima questione: permettete ai rappresentanti del popolo iracheno che resiste di venire a dire la loro in Italia? . Sulla vicenda irachena, il centro sinistra è dilaniato da controversie e contraddizioni profonde che lasciano spazio all’opposizione antimperialista». Così il Notiziario del Campo antimperialista sul veto della Farnesina al visto a «una delle più importanti autorità religiose sciite», un Al-Baghdadi ‘protetto’ di Al Zarqawi. Per lui i ‘Comitati Irak Libero’ hanno fatto lo sciopero della fame e annullato la conferenza del 2 ottobre a Chianciano, ‘accontentandosi’ dell’aula magna dell’università valdese, del solito Awni al Kalemij (Alleanza Patriottica Irachena), di Kawthar al Kubaysi, (moglie di Abdul Jabbar, segretario dell’Api) e dei soliti Gianni Vattimo e Hamza Piccardo. E di Haj Ali, torturato ad Abu Ghraib, cui il visto è stato concesso seppur «appena giunto davanti all’ambasciata. è stato affrontato dalla sicurezza la quale, con l’ausilio di cani poliziotto, gli ha impedito l’ingresso nell’edificio. si è voluto umiliarlo usando quegli stessi cani utilizzati dai suoi torturatori ad Abu Ghraib»! Una solidarietà cui i sindacati non potevano sottrarsi, amanti come sono delle buone cause e delle cattive compagnie. Come nel 2000, quando indissero nella capitale la manifestazione per la pace nei Territori: la sinistra al completo non arrivò a piazza del Popolo causa dubbi sulla bontà della marcia insinuati da slogan come ‘Sharon boia’, un tizio vestito da kamikaze di Hamas in cima a un camion e urla ‘Intifada fino alla vittoria’. Ma il fascino della ‘resistenza’ continua, e mentre il pensiero del segretario di Hezbollah Hassan Nasrallah illumina il segretario dei Comunisti italiani Diliberto, fa capolino in rete l’Islamic Anti-defamation league Italy (ospite sul blog del collaboratore del Manifesto Sherif El Sebaie), un osservatorio di musulmani che analizzano le ‘attività di propaganda dell’odio’, scrivendo ad Aldo Torchiaro dell’Opinione, «siamo sia per la libertà di espressione sia per la politica della lunga corda. Scelga lei quella che preferisce». L’Italia attende ora che la curiosa solerzia interreligiosa di certi sindaci nostrani si tramuti in una quarantina di moschee, Trieste assiste al circo ‘Carovana Palestina’, sostenuto da no global e Rifondazione per la raccolta fondi destinata ad Hamas e i conti corrente di Pasquinelli&Co. per i resistenti irakeni s’ingrossano, tanto «non è affar nostro sapere in che modo useranno i fondi. Possono stampare giornali o comprare armi. Per noi è lo stesso». Intanto, sul sito Indymedia, gli internauti hanno le idee chiare: voterò «più a sinistra che mai. centinaia di migliaia di immigrati e almeno la metà dei quali di fede islamica voteranno alle primarie dell’Ulivo. I nostri voti fanno molto comodo all’estrema sinistra se si vuole sbancare il ventre molle dei margheritini e dei diessini moderati. Se Bertinotti e company vanno oltre il venti per cento si apre una nuova fase».
Caterina Giojelli
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