Chiamare le cose con il loro nome significa denunciare tutte le storture del regime di Putin, ma anche sapere che una soluzione per il popolo russo – adesso e dopo la guerra – non arriverà da un “più” di violenza, ma da un “più” di amore
Il presidente della Federazione russa Vladimir Putin (foto Ansa)
Quando a dicembre la Corte suprema fece chiudere Memorial, l’organizzazione per i diritti umani in Russia, sottovalutammo il segnale. Solo due mesi dopo, Vladimir Putin diede inizio all’invasione dell’Ucraina e noi avremmo dovuto sospettarlo. La violenza inizia sempre con una cancellazione della storia, della coscienza del popolo, della verità. L’ideologia non ammette particolari che incrinino la costruzione del sistema perfetto «in cui non è più necessario essere buoni», per dirla come il poeta.
L’Occidente ha commesso molti errori – e continua a compierne – nei confronti della Russia, l’abbiamo scritto tante volte. Cosa è successo nel paese che con la caduta del comunismo respirò in un primo momento gli ideali e le libertà occidentali? Due mesi dopo la caduta del Muro, nella piazza Puškin di Mosca aprì il primo McDonald’s e c’erano code chilometriche di russi che sfidavano il freddo per addentare un hamburger. A metà maggio 2022 McDonald’s ha chiuso. Forse i russi avevano una fame di...