Cosa imparare dalla tragica vicenda di Giacomo, suicida a San Vittore

Il ragazzo che si è tolto la vita nel carcere milanese soffriva di disturbi psichiatrici. Non doveva essere lì. Un'analisi del problema

Martedì 31 maggio, mezzanotte: in una cella del Settimo Reparto del carcere di san Vittore a Milano, Giacomo Trimarco, 21 anni, con una inalazione di gas, decide di togliersi la vita. E pochi giorni prima la stessa sorte è toccata al 24enne Abou El Maati, in una cella vicina.

Il suicidio di una persona è sempre un mistero. La somma degli antecedenti, comportamentali, psichici, ambientali, non spiega razionalmente questa scelta. C’è sempre qualcosa che sfugge e mai si saprà.
Disturbo borderline
In questo caso, Giacomo – per quanto si dice – soffriva di un disturbo borderline di personalità, caratterizzato da un insieme di instabilità nelle relazioni interpersonali, nell’immagine di sé e negli affetti, e da una marcata impulsività, secondo il DSM-5-TR, il manuale diagnostico e statistico delle malattie mentali, origine Stati Uniti.

I disturbi di personalità sono rientrati – con la sentenza n. 9163 2005 – a pieno titolo tra quelle condizioni patologiche che possono infic...

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