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Cosa sappiamo dei presunti jihadisti che minacciavano un attentato a Venezia

The combo picture made with mugshots released by Italian Police and Carabinieri shows (L-R) Arjan Babaj, the minor M.A., Fisnik Bekaj and Dake Haziraj, all originally from Kosovo and resident in Italy, Venice, Italy, 30 March 2017. Arjan Babaj, Fisnik Bekaj and Dake Haziraj were arrested during the anti-terrorism operation conducted by Italian police and Carabinieri, while the minor was detained. Italian police on Thursday said they had busted an Islamist terror in the centre of Venice overnight. Venice anti-mafia and anti-terror units worked in "close liaison" with Italian police and Carabinieri in the operation, and moved in after "blanket" surveillance of the alleged cell, they said. Three people were arrested and a minor detained in the operation, all originally from Kosovo and resident in Italy. Twelve raids were carried out: 10 in Venice's historic centre, one in nearby Mestre and one in Treviso to the north, police said. The operation succeeded in "reconstructing the relationship dynamics and the religious radicalisation of the various individuals as well as the places they frequented". Two of the four Kosovars in a suspected terror cell smashed in Venice Thursday were caught on tape saying "in Venice you immediately earn paradise because of the number of unbelievers here. Put a bomb on the Rialto Bridge". ANSA/ POLIZIA DI STATO/ CARABINIERI +++ ANSA PROVIDES ACCESS TO THIS HANDOUT PHOTO TO BE USED SOLELY TO ILLUSTRATE NEWS REPORTING OR COMMENTARY ON THE FACTS OR EVENTS DEPICTED IN THIS IMAGE; NO ARCHIVING; NO LICENSING +++

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Cosa sappiamo dei quattro presunti jihadisti kosovari che, titolano oggi i giornali, preparavano un attentato al Ponte di Rialto a Venezia? Tre di loro, Bekaj Fisnik, 24 anni, Haziraj Dake, 25, Babaj Arjan, 27, sono stati arrestati. Un quarto, minorenne, è stato fermato. Lavoravano come camerieri in città, nessuno di loro aveva precedenti penali, tutti avevano regolare permesso di soggiorno, e, secondo quanto affermato dal procuratore distrettuale Adelchi D’Ippolito, costituivano una «cellula terroristica». A questa conclusione gli investigatori sono giunti dopo un lungo periodo d’ascolto (erano state piazzate delle cimici nel loro appartamento) e dalla monitoraggio dei loro profili Facebook (i quattro ne avevano di due tipi: quelli a loro nome, immacolati da riferimenti jihadisti, e alcuni falsi dove, invece, postavano video dello Stato islamico).

[pubblicita_articolo allineam=”destra”]ATTACCO COI COLTELLI. Secondo la Procura i quattro avevano relazione con lo Stato islamico. Nel loro appartamento, però, non sono state trovate né bombe né armi, se si eccettuano una scacciacani e dei coltelli. L’ipotesi è che l’idea di far saltare in aria il Ponte di Rialto fosse, più che altro, una smargiassata (anche se Ippolito ha fatto notare che «le cellule terroristiche si procurano l’esplosivo solo poco prima di colpire»), mentre è più probabile che pensassero di attaccare coi coltelli turisti e forze dell’ordine. Su uno di loro, in particolare, si hanno sospetti che avesse combattuto in Siria, ma la notizia non è confermata.

IL GIURAMENTO. Quel che è desumibile dalle intercettazioni è che i quattro fossero esaltati dagli attentati terroristici in Europa e che, ogni volta, esultassero per i morti occidentali. L’intervento delle forze dell’ordine è arrivato quando uno di loro ha fatto intendere di essere ormai pronto a pronunciare la bayah, il giuramento che prelude all’attacco.

LE MINACCE. Tra le intercettazioni riportate oggi dai giornali si leggono frasi orribili. «Occhio per occhio, orecchio per orecchio, dente per dente. Noi uccideremo per vendicarci dei fratelli in Siria»; «bisogna distruggere tutte le chiese e trasformarle in moschee»; «per guadagnare il paradiso dobbiamo andare a San Marco»; «Allah distruggerà l’Europa. Se tutti gli islamici seguissero i precetti della religione, l’Europa sarebbe destinata a fallire»; «si fa in Italia perché è dentro l’Onu, e l’Onu è contro lo Stato islamico».

Foto Ansa

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