Cos’è il cristianesimo? È una bellezza che suscita il desiderio di Lui

Articolo tratto dal numero di maggio 2020 di Tempi. Questo contenuto è riservato agli abbonati: grazie al tuo abbonamento puoi scegliere se sfogliare la versione digitale del mensile o accedere online ai singoli contenuti del numero.

In questi giorni in cui la paura, il dolore e la malattia ci hanno confinati a vivere rinchiusi nelle nostre case, abbiamo vissuto una Pasqua diversa di certo, ma non per questo meno vera. Un amico mi domandava come sto vivendo questi giorni e senza esitare ho risposto che in mezzo alla sofferenza, anche lì c’è speranza e Cristo vive come non mai, nonostante il nostro nulla. Questo tempo è, senza dubbio, un richiamo alla vita di ognuno e una sfida a mantenere lo sguardo fisso al Mistero che fa tutte le cose.

Io sono niente, ma desidero Dio, e questo è ciò che mantiene viva la fiamma della nostra speranza. Il cristianesimo è una bellezza che si impone e i santi ci parlano di questa verità, poiché essi sono stati persone innamorate di Cristo, che si manifestarono agli occhi del mondo per la bellezza che portavano dentro; una luce, un fascino che emergeva in chi li incontrava e a cui nasceva questa domanda: “Chi è questo uomo, questa donna tanto eccezionale che mi ha amato come mai prima nessuno mi amò?”.

Così il cristianesimo, la Presenza di Cristo tra di noi, è questa carnalità del Verbo, è l’abbandono totale dell’uomo al dono di Dio che permette al suo cuore di palpitare con lo stesso ritmo divino e di acquisire la stessa vibrazione. La santità è rivivere la vita, la passione e la morte del nostro Signore.

Nel Catechismo leggiamo: «Nell’amore redentore che sempre lo univa al Padre, egli ci ha assunto nella nostra separazione da Dio a causa del peccato al punto da poter dire a nome nostro sulla croce: “Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?”» (n. 603). La Sua sofferenza è in comunione con noi e per noi, deriva dall’amore e porta già in se stessa la redenzione, la vittoria dell’amore.

Le persone presenti ai piedi della croce di Gesù non riuscivano a capire e pensavano che il Suo grido fosse una supplica diretta a Elia. In una scena agitata, cercarono di spegnergli la sete per prolungargli la vita e verificare se realmente Elia sarebbe venuto in Suo aiuto, ma un forte grido pose fine alla vita terrena di Gesù e al desiderio di coloro che erano ai piedi della croce. Nel momento estremo Gesù lascia che il Suo cuore esprima il dolore, ma lascia emergere, allo stesso tempo, il senso della presenza del Padre e il consenso al Suo disegno di salvezza dell’umanità. Anche noi ci ritroviamo continuamente davanti all’“oggi” della sofferenza, del silenzio di Dio – lo esprimiamo molte volte durante la nostra preghiera –, ma ci ritroviamo anche davanti all’“oggi” della Resurrezione, della risposta di Dio che prese su di sé le nostre sofferenze, per portarle insieme a noi e darci la ferma speranza che saranno superate (Spe salvi, 35-40).

«Se non ho amore – se non ho Cristo – niente mi giova», diceva san Paolo in Corinzi 13. I santi sono coloro che si sono lasciati invadere da questo Amore, per cui «nell’esperienza di un grande amore, tutto diventa avvenimento», come a dire che i più piccoli dettagli della realtà parlavano loro sempre di questo Amore da cui si erano visti afferrati.

Gesù è una bellezza che si impone e suscita nel cuore dell’altro il desiderio di Dio. Per questo motivo, è certa l’affermazione: «Il contrario della parola “distrazione” è la parola “attrazione”. Uno smette di distrarsi quando si imbatte in qualcosa che attrae tutta la sua attenzione, quando è afferrato nella sua totalità da una presenza eccezionale che lo attrae».

Mi ricordo che alla fine di un discorso molta gente si avvicinò per ringraziarmi della testimonianza che avevo condiviso, finché in mezzo a loro si avvicinò una donna molto piccola, alta quasi meno di un metro, di 30 anni di età, che fermò tutta la mia attenzione e strappò il mio cuore. Stetti lì come se esistesse solo lei e, pieno di commozione per ciò che avevo davanti agli occhi, l’abbracciai e pensai tutta la notte a quanto è sconcertante Dio, che mi sorprendeva con questa donna che Lui faceva tanto felice.

La bellezza degli edifici e delle città come Verona, Venezia, Torino, le montagne di Belluno, le Dolomiti e altre, ti riempiono di uno stupore divino che uno non è capace di contenere; come non credere a Dio, la bellezza assoluta, poiché se tutto questo è indicibilmente bello, più che infinitamente bello deve essere Colui che lo creò. Il cristianesimo è una bellezza che si impone e gli innamorati di Gesù nel tempo ci aiutano a comprenderlo. 

paldo.trento@gmail.com

Foto pxhere.com

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