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Così muore la libertà di stampa a Hong Kong

Di Leone Grotti
13 Maggio 2023
Uno dei più importanti giornalisti dell'isola, Tim Hamlett, ha annunciato che non scriverà più di politica: «Non voglio essere arrestato». Nell'ultimo mese il governo ha fatto chiudere siti internet e licenziare vignettisti
Una giovane ragazza protesta con un foglio bianco contro la censura a Hong Kong

Dopo 43 anni di carriera giornalistica a Hong Kong, Tim Hamlett non scriverà più di politica. L'editorialista, che ha lavorato in tutti i più importanti giornali di lingua inglese della città, attualmente firma dell'Hong Kong Free Press, ha riposto la penna nel calamaio: «Ho ancora voglia di provare nuove esperienze, ma ritrovarmi in una prigione della polizia di Hong Kong non rientra tra queste», ha annunciato ieri in un editoriale.
Tutto può essere reato a Hong Kong
Le ragioni sono quelle che ognuno si può immaginare: la libertà di espressione a Hong Kong non esiste più da quando è entrata in vigore la legge sulla sicurezza nazionale. Ogni critica al governo di Hong Kong è oggi percepita, e di conseguenza perseguita, come un reato di sovversione. Non esistono eccezioni e nessuno può considerarsi al sicuro, soprattutto perché è impossibile sapere in anticipo che cosa costituisce un crimine e un affronto al Partito comunista. L'elenco viene aggiornato dalla cronaca in continuazione.
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