
«Così vogliamo salvare Wind Jet». Parla l’imprenditore Corrao
Wind Jet, la compagnia low cost siciliana dell’imprenditore Nino Pulvirenti, questa settimana dovrà trovare una soluzione risolutiva da presentare al tavolo aperto al ministero dello Sviluppo. La compagnia siciliana non è fallita ma ha dovuto autosospendere la propria attività a fronte di debiti che ammonterebbero a 100-120 milioni di euro, ma anche di un attivo di circa 60 milioni. Le strade che si aprono sono, da una parte, il ricorso alla Prodi-bis, con il commissariamento dell’azienda, il concordato per i debiti e la vendita degli asset. Dall’altra parte, la soluzione di una cordata di imprenditori che si offrisse di acquisire la parte sana della compagnia per rilanciarla: le indiscrezioni su una cordata interessata sono trapelate, per bocca dello stesso Pulvirenti, già a metà estate ma per il momento non è stato offerto alcun dato certo.
In questo contesto, lo scorso giovedì, si è presentata alla stampa una cordata di imprenditori siciliani, per il momento rimasti tutti nell’ombra eccetto il loro portavoce, Roberto Corrao, titolare di Aviomed, azienda che si occupa del trasporto aereo in ambito medico (anche di malati). La cordata avrebbe proposto un piano messo a punto dallo studio commercialistico palermitano di Salvo Tripoli, che prevede di mettere due milioni di euro sul piatto per assorbire a rotazione i dipendenti Wind Jet, affittare alcuni aerei della flotta e gli slot, e consentire di riprendere i voli per due o tre mesi. Secondo i sindacati, questo piano non tiene conto di uno dei “paletti” posti dall’Enac al salvataggio, ovvero un piano da almeno 50 milioni di euro. Corrao presenta il suo piano in quest’intervista esclusiva a tempi.it
Qual è la vostra proposta a Wind Jet?
Il piano prevede il salvataggio di una compagnia aerea e, come primo obiettivo, ci muove il desiderio di lasciare esistere una compagnia low cost siciliana. Questo perché tutti quanti abbiamo avuto l’impressione che Alitalia volesse assorbire l’unica low cost dell’isola addirittura a costo zero, e in un certo senso c’è quasi riuscita. Tecnicamente noi non vogliamo comprare nulla. Vogliamo solo prendere in gestione e con pochi soldi: vorremmo prendere in affitto una parte dell’azienda e rimetterla in esercizio, e far lavorare chi ha i brevetti, gli attestati e le licenze a turno, al fine di non farli scadere. Infatti, un pilota se non fa una certa quantità di attività ogni 3 mesi deve ricorrere a simulatori di volo, o a altre ore a pagamento per mantenere il brevetto; e questo vale anche per i meccanici, per le hostess. Ecco: noi proponiamo la soluzione perché ciò avvenga. Due sono insomma i nostri obiettivi principali. Primo, noi siamo siciliani e vogliamo salvare la compagnia siciliana. Secondo, desideriamo salvare la professionalità del personale Wind Jet e alcune famiglie da una catastrofe economica importante. Non siamo mossi da una passione per l’arricchimento.
A quanto ammonta la vostra offerta a Wind Jet?
Noi non mettiamo nulla sul piatto.
Come nulla? Ci sono debiti per 120 milioni di euro, è questa la preoccupazione che Pulvirenti deve risolvere per il momento.
Del passato non ci interessiamo. Semplicemente andiamo da Pulvirenti e gli chiediamo di evitare un contenzioso con i dipendenti. Il passato di Wind Jet non è un problema nostro. A noi sta a a cuore lo stipendio dei meccanici e del personale: noi mettiamo sul piatto 2 milioni di euro, e proporremo l’affitto di due o tre aerei, non penso si possa fare più di tanto. Così però possiamo mantenere gli slot e gli scali. Certamente i voli non sarebbero giornalieri, almeno all’inizio, ma solo settimanali. Comunque si farebbero lavorare meccanici e piloti e hostess a turno per non fare perdere loro i brevetti, questo è l’importante. Secondo il nostro business plan, elaborato dallo studio commercialista Tripoli che è garanzia di serietà, pensiamo di entrare in pareggio in due o tre mesi con l’investimento iniziale, e anche un attivo sicuro dal secondo anno di attività. Noi non siamo partiti per fare cassa. Stiamo preparando il business plan perché ce l’hanno chiesto i sindacati. Il nostro progetto è ancora tutto ad un livello embrionale. Purtroppo la cosa che ci avvilisce è che la proprietà non ci sta contattando.
Pulvirenti dichiara di non aver ricevuto nessuna proposta da voi.
Abbiamo chiesto un contatto: gli abbiamo chiesto un incontro per sederci attorno ad un tavolo e, a quel punto, presentargli il nostro business plan. Mi auguro che lo facciano perché la Wind Jet sta a cuore a loro come a noi.
In questo momento il ministero dello Sviluppo ha chiesto a Pulvirenti una soluzione per evitare il fallimento. Perché pensa che la vostra proposta da 2 milioni di euro possa essere presa in considerazione?
Non credo che il ministro si preoccupi del buco di bilancio quanto dei lavoratori. La nostra offerta, il nostro business plan, affronta e offre soluzione proprio al problema dei lavoratori. Sono convinto che la controparte, se ci accetta, quanto meno eviterebbe un contenzioso con i dipendenti. È una proposta conveniente.
Chi sono i componenti di questa cordata?
Siccome è in embrione non faccio nomi. In questo momento però di serio c’è la nostra buona volontà. Siamo professionisti solidissimi. E aspettiamo ancora una risposta da Pulvirenti.
Forse vi risponderebbe se si sapesse chi siete. Ce lo dice?
Non lo faccio nella maniera più assoluta. Non sarebbe corretto, si alimenta solo il gossip.
Avete ricevuto qualche segnale dagli enti locali?
Ho invitato alla conferenza stampa – in cui per la prima volta ho presentato la nostra idea – le prefetture siciliane, i sindaci, la Confcommercio, la Confindustria e l’Enac: tutti mi hanno dato qualcosa più del conforto, mi hanno detto che la nostra impresa è più che encomiabile. Posso anticiparvi che nei prossimi giorni faremo una conferenza stampa per presentare il business plan dettagliato e la lettera di un gruppo bancario che ci confermerà la cifra con cui si potrà lavorare all’inizio. Finora, posso dire che davanti agli operai veri l’unica vera cordata che si è presentata è la nostra. Visto che i sindacati ci hanno chiesto garanzie le presenteremo in conferenza stampa. Sarà anche l’occasione di fare un fischio a Wind Jet, e dire loro “guardate che siamo qui”. Ma sarà anche un ulteriore invito ai siciliani onesti che potrebbero investire, ad unirsi alla nostra cordata. Dopo di che, assicuro che se Wind Jet desse l’ok e ci desse la gestione degli slot, noi in quindici giorni saremmo pronti a far ripartire i voli.
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