
Più poteri a chi governa, meno federalismo, Senato agli enti locali. L’Italia secondo i “saggi”
Governo, parlamento, sistema legislativo e rapporti tra Stato e Regioni: questi sono i quattro temi istituzionali affrontati nella relazione finale dei “saggi” nominati dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Il documento non indica una “soluzione unica” per riformare la Costituzione ma un quadro di riforme sul quale dovrà basarsi la discussione del comitato che porterà a termine le modifiche delle istituzioni entro la fine del 2014.
IL PARLAMENTO. Le soluzioni per una riforma del Parlamento sono due. La prima si limita alla soppressione del Senato (ma è un’opinione largamente minoritaria fra i saggi). La seconda opzione prevede che il Senato diventi espressione degli enti locali (Comuni e Regioni) e abbia poteri differenti da quelli della Camera. Il Senato in questo caso avrebbe poteri di controllo e di verifica sull’operato del Governo, sulle leggi e sulle politiche pubbliche. Il numero dei parlamentari dovrebbe essere per il Senato fra i 150 e i 200 membri, mentre per la Camera dei deputati fra i 450 e i 530.
SISTEMA LEGISLATIVO. Il sistema legislativo verrebbe riorganizzato. Saranno previste leggi ordinarie e leggi costituzionali. Potrebbero essere introdotte le leggi organiche, cioè leggi a metà strada fra quelle costituzionali e quelle ordinarie, volte a garantire l’applicazione delle leggi costituzionali. Si porrà un limite alla decretazione d’urgenza del Governo, ma sarà introdotto l’obbligo di discussione di una proposta del Governo qualora vi fosse il voto favorevole dei deputati. La Camera sarebbe obbligata a votare la proposta entro un certo periodo di tempo.
PIÙ STATO, MENO REGIONI. Il documento affronta anche il problema della riforma del titolo V della Costituzione. I saggi si sono divisi fra chi vuole ampliare l’autonomia delle regioni e chi diminuirla. Nel primo caso, si invita a sancire il principio che tutto ciò che non è di competenza dello Stato sia di competenza regionale (con la possibilità che il governo intervenga anche in ambiti non di sua competenza, allo scopo di tutelare l’interesse nazionale). Nel secondo caso, si invita a sottrarre alcune competenze che nel tempo sono state attribuite alle Regioni.
GOVERNO. Per quel che riguarda la riforma del sistema di governo, vengono prospettate tre opzioni: la razionalizzazione della forma di governo parlamentare, il semipresidenzialismo sul modello francese, il governo parlamentare del primo ministro. Per quanto riguarda la prima, ci si limiterebbe a dare più poteri e stabilità al governo, inserendo il vincolo della mozione di sfiducia costruttiva. Nel caso del semipresidenzialismo, si cambierebbe completamente il ruolo del presidente della Repubblica, che sarebbe eletto direttamente dagli elettori e avrebbe maggiore controllo sull’esecutivo. L’ultima soluzione prevede più ampi poteri per il presidente del Consiglio, che non sarebbe più un “coordinatore” dell’azione del governo, ma un primo ministro con la possibilità di sciogliere le camere e dimettere gli altri ministri.
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