Covid, non ricominciamo con le previsioni degli esperti

Di Piero Vietti
28 Ottobre 2021
Catastrofe imminente, numeri falsati, pranzi di Natale vietati e nuove pandemie in arrivo. Ci stiamo vaccinando e siamo messi molto meglio dello scorso anno. Non ci servono le opinioni (spesso sballate) dei virologi del malaugurio
Il virologo dell'Università degli Studi di Milano Fabrizio Pregliasco all'hub vaccinale di Novegro dove ha somministrato dosi di vaccino anti covid a cittadini lombardi, 6 maggio 2021.ANSA/DANIEL DAL ZENNARO

Rieccoli, stanno rialzando la testa, pronti a tornare più forti di prima, anche se in realtà non se ne sono mai andati: sono gli esperti del Covid, i competenti del virus, gli scienziati che lo-dice-la-scienza e poi si contraddicono tra loro. Hanno occupato televisioni, dirette streaming, convegni e pagine di giornali diventando tuttologhi.

Pochi malati di Covid, complotto!

Pessimisti per contratto, come il medico protagonista della piece teatrale Knock o Il trionfo della medicina di Jules Romain sognano un paese allettato, ammalato, che abbia perennemente bisogno di loro. Sono quelli che quando il governo riaprì tutto (o quasi) in primavera profetizzarono decine di migliaia di contagiati e migliaia di morti entro l’estate, quelli che davanti ai dati confortanti delle ultime settimane pongono un “ma” più grande dei loro ipertrofici ego.

Ecco Andrea Crisanti, microbiologo di Padova che a inizio pandemia suggerì al governatore del Veneto Luca Zaia una strategia che riuscì a contenere i contagi, e da allora si sente un druido guaritore, superare in complottismo i no vax e avanzare il sospetto che ci mentono sui numeri, parlare di «numero ridicolo di infezioni» e avvisare «la gente che pensa “abbiamo 1.000 casi, è finito tutto”» che invece «non è finito tutto». Nel loro libro sulla “Società chiusa in casa”, Mingardi e Corbellini parlano giustamente di «tragedia degli esperti», i quali, prede anche loro di bias cognitivi, hanno spacciato per mesi come verità previsioni basate su dati parziali, determinando scelte politiche e la percezione della pandemia come catastrofe irrimediabile da parte di media e popolazione.

I vademecum su abbracci e pranzi di Natale

C’è poi il vanitoso Matteo Bassetti, spesso ondivago e in preda al dilemma “mi si nota di più se faccio il catastrofista o se dico per primo che le cose vanno bene?”, che propone con grande liberalismo di chiudere in casa i non vaccinati. Fabrizio Pregliasco, quello che in estate sconsigliava i flirt e che prova fastidio se due persone si abbracciano, già si preoccupa del nostro Natale, invece, spande consigli su quante persone dobbiamo invitare a pranzo (non più di sei) e presto deciderà anche il nostro menu.

Sul podio degli uccelli del malaugurio, accanto a Gianni Rezza che si porta avanti e annuncia «nuove epidemie X» che arriveranno, Pregliasco ha già previsto nuove chiusure e affermato che l’immunità di gregge non si raggiungerà mai. Fosse vivo, Zenone riscriverebbe il suo paradosso mettendo noi al posto della lepre e l’immunità di gregge al posto della tartaruga (Repubblica oggi ci spiega che “l’immunità di gregge slitta a febbraio”, poi a febbraio ci dirà che la raggiungeremo a giugno, e avanti così in un infinito già e non ancora). 

Non siamo messi come un anno fa, calma

Ai giornalisti invece non passa il tic di titolare sull’aumento dei contagi senza contestualizzare mai. Per cui se un giorno su 200.000 tamponi si trovano 2.000 positivi al Covid e il giorno dopo i positivi sono 4.000 ma su 640.000 tamponi la notizia sarà comunque «Crescono i malati» (ma mai «Diminuiscono i contagi» nel caso opposto). Ora, siamo a fine ottobre, la campagna vaccinale è stata un successo, i numeri ufficiali parlano di un 82 per cento abbonante di over 12 italiani vaccinati, gli ospedali riescono a gestire senza problemi il flusso di malati, i contagiati in media stanno meglio dello scorso anno grazie ai vaccini, abbiamo imparato a usare la mascherina al chiuso. Sappiamo che i contagi saliranno, ora che ci si inoltra nell’autunno e si va verso l’inverno, che arriverà anche l’influenza stagionale che probabilmente – come sempre in passato – riempirà alcuni reparti. Calma.

Non siamo messi come un anno fa, non serve l’allarme permanente, la ricerca del capro espiatorio da esporre a pubblico ludibrio come untore (sia esso una Mietta messa alla gogna da Burioni o un portuale di Trieste), non abbiamo bisogno delle cartelle cliniche dei vip con la tosse per convincerci che il Covid esiste ed è meglio essere vaccinati, non è necessario dividere quotidianamente l’umanità in buoni col green pass e cattivi no vax. Basterebbe raccontare le cose come stanno, senza forzature ideologiche (come è che i contagi crescono sempre dopo le manifestazioni di piazza dei no Green pass e mai dopo quelle di sindacati e Fridays for future?). Basterebbe smettere di intervistare tutti i giorni gli esperti, e tre quarti del lavoro sarebbe già fatto.

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