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Crisi energetica in alto mare

Di Alan Patarga
31 Maggio 2022
Affrontare la “questione del gas” ci costerà tempo, denaro e inquinamento. E comunque vada, il caro bollette è qui per restare. Almeno «fino alla fine dell’anno». Intervista a Stefano Saglia (Arera)
Il rigassificatore di Rovigo
Il rigassificatore di Rovigo (foto Ansa)

«Una considerazione la dobbiamo fare: la possibilità di blocchi alle esportazioni di gas dalla Russia non è soltanto una cosa grave, è anche del tutto inedita. Per sessant’anni Mosca è stata un fornitore affidabile: nessuna crisi, nemmeno durante la Guerra fredda, ci aveva portato a questo punto. Anche perché la loro bilancia dei pagamenti, in sostanza, è basata quasi esclusivamente su quella voce». Stefano Saglia, componente del collegio dell’Arera, l’authority pubblica competente in tema di energia, non cerca di minimizzare. Il momento è eccezionale, la tensione tra Europa e Russia dovuta allo scoppio della guerra in Ucraina è sempre più alta e le conseguenze rischiano di fare dell’Italia – in campo energetico – un vaso di coccio tra vasi di ferro. Colpa di una politica troppo a lungo poco lungimirante, quando non connivente con un ambientalismo dei “no” a tutto e a tutti «di cui ora ci troviamo a pagare il conto in un’unica soluzione», dice senza girarci troppo attorno.
Saglia ne sa...

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