
«Cristiani, Aleppo vi aspetta»

Articolo tratto dall’Osservatore romano – «La fede cristiana è nata in oriente, in Siria, e la rinascita cristiana deve partire proprio da lì». Ne è convinto monsignor Jean-Clément Jeanbart, arcivescovo di Aleppo, che in un appello al Sir chiede ai paesi occidentali di «incoraggiare i profughi a tornare in Siria»: «Aiutateci a rimanere dove siamo nati e dove la Chiesa è nata». «Sono vescovo da ventidue anni — racconta — e cinque anni fa riflettevo per preparare la mia successione e mettere a posto le cose. Poi è arrivata la guerra e mi sono detto: “Non è il mio momento, devo fare qualcosa per aiutare il mio popolo”». Un «grandissimo problema» è rappresentato dall’esodo dei cristiani: «La prima Chiesa è stata stabilita in Siria, mentre in Palestina i cristiani erano fuori legge qui si riunivano in pubblico. C’è qualcosa di molto speciale nei cristiani di Siria. Ho consacrato il resto della mia vita alla loro permanenza in questa terra santificata dal sangue di milioni di martiri e dalle reliquie di migliaia di cristiani che sono morti in Siria. Lotto per fare tutto quello che posso contro questa emorragia».
Il vescovo ha lanciato anche il programma «Aleppo vi aspetta», per invitare i cristiani a tornare nel loro paese: «Siamo pronti ad aiutare tutti coloro che vogliono, ma non possono. Paghiamo il viaggio e offriamo una casa per quattro anni, li aiutiamo con il lavoro e ospitiamo i figli nelle scuole cattoliche. Se alcune famiglie cominceranno a tornare, potrà cambiare il ciclo e il futuro sarà migliore. Quando la guerra finirà, il lavoro ci sarà e la gente sarà felice di vivere ad Aleppo».
Segnali di rinascita ci sono. La cattedrale maronita di Sant’Elia, nello storico quartiere aleppino di Al-Jdayde, ancora ferita dai tanti colpi di mortaio che l’hanno devastata durante il conflitto, ha ospitato nei giorni scorsi più di mille aleppini che hanno affollato le navate a cielo aperto e la piazza davanti alla chiesa per ascoltare la Messa in Do Minore di Wolfgang Amadeus Mozart, eseguita dai musicisti e coristi dell’Orchestra sinfonica di Damasco assieme ai membri del coro Naregatsi, animato dalle comunità cristiane locali. «Questa iniziativa — ha detto l’arcivescovo Joseph Tobji, alla guida dell’arcieparchia di Aleppo dei maroniti — rappresenta di per sé un segnale forte, di grande impatto simbolico, e che può essere colto da tutti: in una chiesa devastata, dove tutto appariva distrutto, rifiorisce di nuovo la vita, e si riparte». Con l’esecuzione, da parte di musicisti cristiani e musulmani di un’opera concepita da un genio patrimonio dell’intera umanità.
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