
Cristiani perseguitati, Sako: «Contro i jihadisti servono educazione, aiuti umanitari e un intervento militare di terra»

Ieri si è tenuta in Francia la Conferenza internazionale sulle minoranze perseguitate in Medio Oriente, sotto l’egida delle Nazioni Unite. Hanno partecipato 56 paesi e 11 organizzazioni internazionali con l’obiettivo di trovare un accordo per salvare il pluralismo nei paesi invasi dal jihadismo. I tanti buoni propositi espressi sono stati però anche molto astratti e sono stati riuniti in una road map di quattro punti per salvare la diversità e il pluralismo nel Medio Oriente, sostenere i paesi arabi con più rifugiati e deferire alla Corte penale internazionale i responsabili di crimini contro l’umanità. Proponiamo di seguito ampi stralci dell’intervento, molto più concreto, del patriarca dei caldei mar Louis Raphael I Sako. Traduzione dal francese nostra.
«SEPARARE RELIGIONE E STATO». «Per fermare l’ideologia jihadista con tutta la sua brutalità, bisogna realizzare una riconciliazione politica di Iraq e Siria basata sul concetto di cittadinanza. La pace implica una riforma della Costituzione per includere tutte le componenti della società civile, senza logica tribale né settaria. Per questo bisogna che tutti i cittadini siano uguali e che le discriminazioni comunitarie siano vietate (…). È a queste condizioni che i nostri paesi resteranno uniti! Questa cittadinanza concreta implica una separazione di religione e Stato».
«INTERVENTO MILITARE DI TERRA». «Per vivere insieme, deve essere fatta giustizia. Una lista chiara di coloro che hanno commesso crimini contro l’umanità deve essere stilata e i colpevoli devono essere giudicati. Oggi l’ideologia jihadista è portata avanti da uomini armati, che destabilizzano la regione. Ecco perché un’iniziativa internazionale in favore della stabilità dei nostri paesi deve essere messa in atto. Per cacciare i jihadisti, un intervento militare di terra non deve essere escluso».
«EDUCAZIONE RELIGIOSA». «Per costruire la pace di domani, una Carta dei manuali di educazione religiosa è indispensabile. Questi manuali devono favorire l’apertura, essere accettati da tutti e essere applicati a tutti. I manuali devono trattare in modo positivo e rispettoso le altre religioni. I programmi di educazione attuali contengono sfortunatamente idee estremiste che rifiutano le altre religioni. (…) La religione non deve diffondere l’odio e la divisione come avviene invece quando è utilizzata per interessi comunitaristici e settari».
«CRISI UMANITARIA». «Milioni di persone vivono in condizioni indegne, altri non riescono più a pagare le case dove vivono i familiari… Sono inquieti per il loro avvenire e per quello dei loro figli. L’assistenza internazionale è urgente per le famiglie sfollate che vivono fuori dalle loro case, nei campi o sotto le tende. Hanno bisogno di case decenti, vestiti, alimenti, medicine e scuole. Queste famiglie devono poter lavorare per ritrovare fiducia in se stesse: è così che si permetterà loro di rientrare nelle proprie case una volta che le regioni saranno state liberate. Impegnarsi vuol dire sperare».
«LA PACE È POSSIBILE». «Fortunatamente, al cuore di questa crisi umanitaria, alcuni iracheni hanno dimostrato che questa cittadinanza comune è possibile. Penso a quei musulmani che sono venuti ad aiutare i cristiani rifugiati, a quei sunniti che hanno salvato degli sciiti, a quegli sciiti che hanno salvato cristiani e sunniti. Ma penso anche ai turchi che hanno accolto milioni di rifugiati di ogni sorta nel Kurdistan. (…) Questi uomini e queste donne sono il futuro e la speranza del Medio Oriente. (…) La pace è possibile, ma bisogna costruirla tutti insieme».
Foto Ansa
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La pace è un dono di Dio; cioè con Dio nel cuore sei portatore di pace in casa, nel quartiere, in città, in regione, in una nazione, nel mondo: se no ce l’hai nel cuore -anima-, niente da fare. Mission impossible.