Meglio Cristiano Ronaldo di Lionel Messi

Di Piero Vietti
14 Settembre 2021
Non si può paragonare il ritorno a casa di CR7 a Manchester con l'esilio dorato di Leo a Parigi. Ricordiamocelo, adesso che inizia la Champions
Cristiano Ronaldo esulta dopo il primo gol al Newcastle (foto Ansa)
Cristiano Ronaldo esulta dopo il primo gol al Newcastle (foto Ansa)

Torna la Champions League, e analisi sulle (poche) possibilità delle italiane di vincere la Coppa a parte, è tutto un parlare di come giocheranno Messi e Cristiano Ronaldo con le nuove maglie, e se saranno ancora decisivi. Qui non si esercita il pigro esercizio dei pronostici – il calcio è bello perché tutti possono pensare di vincere qualcosa prima o poi – ma una cosa va detta: la scelta di CR7 di andare al Manchester United non è neppure lontanamente paragonabile a quella della Pulce che ha scelto il Paris Saint-Germain.

Un vero ritorno a casa

È vero, la fuga di Ronaldo dalla Juventus non ha avuto il pathos commovente dell’addio di Messi al Barcellona, l’arrivo allo United ha avuto il sapore della scelta dell’ultimo momento (non disperata come quella di Ribery a Salerno, ma analoga mutatis mutandis), mentre lo sbarco trionfale dell’argentino a Parigi raccontava un lavorìo perfetto da parte della società qatariota nelle ore decisive per la firma del contratto.

Non siamo ingenui, sappiamo bene che il calcio è tutta una questione di soldi, che le bandiere non ci sono più come le mezze stagioni e che i grandi campioni sono aziende che fatturano come mutinazionali, eppure nel “ritorno a casa” di Ronaldo si è visto qualcosa di vero, di atteso e inatteso insieme.

«L’ho sempre ammirato come avversario, vederlo allenarsi con noi è davvero bello. Non pensavo fosse possibile il suo arrivo», ha detto il nuovo allenatore di Messi al Psg, Pochettino. Quel «non pensavo fosse possibile» è naturalmente il pensiero di tutti i tifosi della squadra francese che non ragionavano con le logiche di Fifa 22, il videogioco dove basta fare un’offerta molto alta per comprare qualunque giocatore e schierarlo nella propria squadra.

Lionel Messi con la maglia del PSG (foto Ansa)
Lionel Messi con la maglia del PSG (foto Ansa)

Il nervosismo prima dell’esordio

I tifosi del Manchester United, invece, nel profondo del loro cuore sapevano che il ritorno del numero 7 diventato grande a Old Trafford era possibile. Quando il portoghese dice che belong to Manchester United dice una cosa molto più vera dei baci di Lukaku alla maglia di Inter e Chelsea, perché non è solo questione di maglietta da indossare e onorare.

Lì è stato portato nel 2003, appena diciottenne, da Sir Alex Ferguson. Perdonate la frase fatta, ma l’allenatore più vincente della storia del calcio è stato come un padre per Ronaldo nelle sei stagioni con i Red Devils. Ed è stato decisivo per il suo ritorno di fine agosto. Prima del suo esordio contro il Newcastle era «nervoso», ha ammesso.

La doppietta nello stadio pieno e innamorato per il ritorno del figliol prodigo ha sancito quello che tutti avevamo capito quando aveva firmato per la squadra allenata da Solskjaer, poche ore dopo essere stato snobbato a parole da Pep Guardiola, nei momenti in cui sembrava più probabile il suo arrivo nella parte sbagliata della città, sponda City: Cristiano Ronaldo appartiene al Manchester United. Messi con il Psg non c’entra e non c’entrerà mai niente. Ricordiamocelo, in questi giorni di sfide di Champions, quando verrà naturale paragonarli.

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