
Cultura europea
L’imminente allargamento della Comunità ai nuovi Paesi membri e la prima Carta costituzionale europea, in fase di completamento definitivo, ci dicono che la nuova Europa è, ormai, adesso e, adesso, si rende necessaria la realizzazione di un grande spazio europeo dell’istruzione e della formazione, veramente capace di formare le coscienze ed i valori universali che accompagneranno l’intera vita delle donne e degli uomini europei. La qualità dell’istruzione e della formazione diventa dunque fattore centrale, assolutamente insostituibile, dello sviluppo, del progresso tecnico-scientifico e della stabilità sociale. L’Europa è impegnata, da qualche anno, in un enorme sforzo in questa direzione. Nel 2000, al vertice europeo di Lisbona, fu stabilito l’obiettivo di fare dell’Europa la società della conoscenza più competitiva al mondo, secondo due linee guida fondamentali: assicurare condizioni di pari opportunità per garantire a tutti la possibilità di raggiungere i livelli di istruzione più elevati e favorire la nascita di un sistema di “lifelong learning” che aggiorni le competenze, sostenga le nuove specializzazioni e divenga strumento di piena occupabilità della popolazione adulta. Ciascun Paese potrà e dovrà mantenere la propria identità culturale e nazionale, ma non potrà rinunciare ad individuare strategie di convergenza sull’efficacia e sugli esiti dei percorsi di istruzione e formazione, non solo per garantire ai giovani una mobilità professionale all’interno della nuova Europa, ma soprattutto perché senza una cultura europea sarà difficile costruire una Europa veramente unita. La politica educativa italiana, finalmente di pari passo con quelle europee, si sta sostanzialmente orientando verso la concretizzazione di questi obiettivi. In questo quadro il problema più importante che abbiamo oggi, sia sul piano culturale che su quello ordinamentale e organizzativo, è trovare il modo di stabilire un rapporto positivo tra sapere e fare, tra conoscenze e abilità, tra ingegno e capacità innovative. Ad ogni passaggio della storia, per le diverse generazioni, la “cultura del sapere” e la “cultura del fare” assumono valori e significati differenti. E, tuttavia, credo che mai come oggi e, comunque, mai così rapidamente e profondamente come accade adesso, queste due culture si stiano modificando e avvicinando. Ecco perché, oggi, l’istruzione permanente e un più stretto rapporto tra istruzione e formazione diventano paradigmi fondamentali sui quali rifondare il sistema educativo, focalizzando l’impegno sulla qualità delle competenze che si possono acquisire nella vita di studio e di formazione.
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