Con la manovra, il ministro dell’Economia ha voluto costringere i colleghi a scegliere cosa finanziare e cosa no. Quali sono i punti forti e i punti deboli della terza finanziaria del governo Meloni
Il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, allo stadio Gran Sasso d'Italia - Italo Acconcia in occasione della 33esima edizione della Partita del Cuore tra le nazionali dei cantanti e dei politici, L'Aquila, 16 luglio 2024 (foto Ansa)
La terza finanziaria del governo Meloni non piace davvero a nessuno. La sinistra sostiene che si tratti di una “manovrina”, come se 30 miliardi di variazioni rispetto a quanto è già a bilancio dello Stato fossero poca cosa. A destra si storce il naso perché molte delle promesse elettorali sono rimaste tali. Com’è, a dire il vero, tipico di qualsiasi esecutivo, e non solo in Italia.
Il tentativo di arginare l'inflazione
Più in generale, la manovra arriva dopo che il ministro Giancarlo Giorgetti ha presentato a Bruxelles il Piano strutturale di bilancio richiesto dalle nuove regole fiscali europee, con impegni importanti per quanto riguarda i prossimi sette anni. In sintesi, il governo si è impegnato a mantenere un tasso di crescita della spesa pubblica inferiore rispetto a quello dell’inflazione: che significa una sua riduzione in termini reali. Ciò non obbliga oggi a mettere in discussione il perimetro dello Stato, a fare scelte nette cioè su che cosa deve o non deve fare il pub...