
Da tre anni l’Oregon è la Mecca della droga libera. Ora fa marcia indietro

«Non penso di farcela ad abbracciare un’altra madre e a dirle che suo figlio di 15 anni è morto. Dovete fare la cosa giusta». Erin Anderson è un poliziotto di Portland, la città più popolosa dell’Oregon. Mercoledì 7 febbraio ha testimoniato, insieme a centinaia di altre persone, all’udienza pubblica del Parlamento dedicata al problema, ormai fuori controllo, del consumo di droga. Anderson è scoppiato in lacrime durante il suo intervento, terminato con l’appello: «Cambiate il Provvedimento 110». Il riferimento è alla legge approvata tramite referendum nel 2020, ed entrata in vigore tre anni fa nel febbraio 2021, che ha depenalizzato tra gli applausi del Partito democratico e degli antiproibizionisti di tutto il mondo il consumo di qualunque tipo di droga. La legge, per quanto possa apparire paradossale, nelle intenzioni dei promotori avrebbe dovuto facilitare la riabilitazione dei tossicodipendenti e limitare l’abuso di stupefacenti. Invece, come prevedibile, ha trasformato l’Oregon nel paradiso degli spacciatori, causando anche un aumento record di morti per overdose. Tanto da spingere il governo a riconsiderare la legge.
Eroina, cocaina e metanfetamine per tutti
L’obiettivo del Provvedimento 110 era quello di affrontare il possesso e il consumo di stupefacenti come un problema di salute pubblica e non di sicurezza. Per questo ha sostituito l’arresto e il carcere per il possesso di droghe “pesanti” con un percorso facoltativo di riabilitazione finanziato con i proventi delle tasse derivanti dalla vendita di marijuana, legale dal 2015.
La legge entrata in vigore tre anni fa permette di possedere «piccole quantità» di eroina, cocaina, metanfetamine, ecstasy, Lsd, funghi allucinogeni, metadone e ossicodone. Le quantità, in realtà, non sono così piccole: si parla di 0,99 grammi di eroina, 1,99 grammi di metanfetamine, 1,99 grammi di cocaina, 11 grammi di funghi allucinogeni, 39 grammi di ossicodone, 39 dosi di metadone, 39 dosi di Lsd e 5 dosi di ecstasy. Al giorno.
Chiunque sia trovato in possesso di queste quantità di droga riceve una multa di 100 dollari. Per non pagare la multa è sufficiente chiamare un numero verde per informarsi sulla possibilità di affrontare un percorso di riabilitazione, anche se entrare nel percorso di riabilitazione resta facoltativo (e molto difficile, visto la carenza di posti nei centri specializzati).
L’Oregon diventa la Mecca della droga libera
Ventisette procuratori distrettuali dell’Oregon su 36 definirono la legge «sconsiderata», ma legislatori e cittadini andarono avanti lo stesso. Ora però che le città principali dello stato americano, a partire da Portland, si sono riempite di accampamenti di tossicodipendenti all’aria aperta il sentimento dell’opinione pubblica è cambiato.
Il consumo di droga avviene dappertutto: di fianco a scuole e ospedali, davanti a stazioni e ristoranti. Ai crocicchi delle strade e sulle panchine è ormai la normalità vedere uomini e donne, giovani e vecchi, iniettarsi eroina in vena o avvicinare una fiamma alla pipa per fumare metanfetamine.
Il fenomeno dei senzatetto è esploso, al pari del crimine.

Genitori, negozianti e poliziotti in rivolta
Nathan Vasquez, assistente del procuratore della contea di Multnomah, ha dichiarato durante l’udienza pubblica del 7 febbraio che il figlio, come tanti suoi compagni, ha iniziato ad andare a scuola posizionando lo zaino sul davanti per «proteggersi dalle tante persone che lungo il tragitto agitano le siringhe con l’eroina. Come siamo arrivati a questo punto?».
Pure i negozianti sono sul piede di guerra. Rob Stuart, amministratore delegato della cooperativa di credito OnPoint, ha dichiarato che oltre al consumo pubblico di droga, è aumentato anche il crimine: «Solo nell’ultimo anno abbiamo subito 25 tentativi di furto. Il nostro personale non si sente più al sicuro».
David Baer, agente di polizia incaricato a Portland di multare i tossicodipendenti, conferma: «Il consumo di droghe in centro città è esploso e questo ha portato con sé molti problemi, come violenze a mano armata e altri crimini».
L’Oregon dichiara lo stato di emergenza
Al di là della preoccupazione per la sicurezza e l’ordine pubblico, ad aver fatto scattare l’allarme in Oregon è l’aumento vertiginoso di morti per overdose. La situazione è così grave che tre settimane fa la governatrice democratica, Tina Kotek, ha dichiarato lo stato di emergenza per 90 giorni.
I numeri parlano da soli. Dal 2010 al 2018 lo Stato ha avuto all’incirca 500 morti per overdose all’anno. I decessi sono iniziati a crescere a partire dal 2019 e sono esplosi dopo l’approvazione della legge. Nel 2021 sono aumentati del 44% a 1.189, sono rimasti stabili nel 2022 con 1.161 vittime, per poi crescere di un ulteriore 11% nel 2023 con 1.288 morti. Per fare un paragone, tra il 2022 e il 2023 le morti per overdose negli Stati Uniti sono cresciute in media dello 0,7%.
Morti per overdose aumentati del 1.530%
Le morti per overdose si devono soprattutto alla crisi del Fentanyl, una piaga che affligge tutti gli Stati Uniti. L’Oregon, però, è lo stato più colpito con un aumento di decessi del 1.530% tra il settembre 2019 e il settembre 2023, secondo i dati del Centers for Disease Control and Prevention, l’organismo di controllo sulla sanità pubblica degli Usa.
Secondo uno studio dell’Università di Toronto pubblicato sul Journal of Health Economics, l’aumento sregolato è stato provocato proprio dalla depenalizzazione della droga e dal Provvedimento 110.
Le giovanissime vittime della droga
L’epidemia di overdose non risparmia neanche i minori. Tra il 2018 e il 2022 i morti tra i 15 e i 19 anni sono cresciuti del 550%. L’anno scorso, solo tra giugno e settembre, sono morti per overdose dieci minori. Tra questi c’erano un bambino di 1 anno, un bambino di 2 anni, un bambino di 5 anni e due di 15.
I casi sono aumentati così tanto che l’Oregon ha iniziato a distribuire nelle scuole, a partire dalle elementari, dei kit anti-overdose di naloxone contenenti ciascuno otto dosi.

Il flop del Provvedimento 110
A fronte di un aumento vertiginoso di vittime, il Provvedimento 110 si è rivelato un fallimento sul fronte dei percorsi di riabilitazione, vero architrave della legge. Soltanto il 4% circa dei tossicodipendenti che hanno ricevuto una multa di 100 dollari per possesso di droga hanno chiamato il numero verde per ottenere informazioni sul percorso riabilitativo. Gli altri non hanno né telefonato, né pagato la multa, senza conseguenze. Sono ancora meno quelli che hanno cercato davvero di riabilitarsi. Lo Stato, che ha investito centinaia di milioni di dollari nel potenziamento dei centri di riabilitazione, ha destinato 1,7 milioni di dollari solo per aprire il numero verde. In base a quanto riportato in un recente rapporto statale, ogni telefonata è costata alle casse statali la cifra esorbitante di 7.000 dollari.
Secondo un sondaggio condotto ad aprile 2023 da Dhm Research, il 51 per cento degli intervistati in Oregon giudica negativamente il Provvedimento 110. Il 65% ritiene che la legge abbia avuto un impatto negativo sui tassi di overdose, tossicodipendenza, crimine e peggiorato la crisi dei senzatetto. Di conseguenza, il 63% vorrebbe che il Parlamento tornasse indietro e ripristinasse i precedenti reati per consumo e possesso di droga.
«La situazione in Oregon è inaccettabile»
«Quello che sta accadendo nelle strade di Portland è sotto gli occhi di tutti ed è inaccettabile», ha dichiarato all’agenzia Reuters Kate Lieber, vicepresidente democratica della commissione sulla tossicodipendenza.
Il Partito democratico, che ha la maggioranza in Parlamento, ha presentato una legge per reintrodurre il reato di possesso di droga, punibile con un mese di carcere o una multa di 1.250 dollari, con la possibilità di evitare la reclusione sottoponendosi a un percorso di riabilitazione.
Secondo i repubblicani, però, la legge democratica è troppo soft e per questo hanno proposto che la pena arrivi fino a un anno di carcere o 6.250 dollari di multa e che il percorso riabilitativo diventi obbligatorio.
La droga libera è «una sentenza di morte»
L’Oregon è il primo territorio al mondo ad aver depenalizzato il possesso di droghe “pesanti”, dopo la legalizzazione della marijuana. Lo stato americano è anche quello preso a modello da tutti coloro che sognano di combattere il traffico illecito di sostanze stupefacenti e il dramma della tossicodipendenza attraverso la liberalizzazione. Il fatto che stia facendo marcia indietro a tre anni di distanza dal più scellerato e utopico degli esperimenti sociali è dunque positivo e servirà da monito per tutto il mondo.
Non è possibile non domandarsi però quante vite sia costate l’abbandono dei tossicodipendenti a loro stessi e l’indifferenza mascherata da antiproibizionismo. Per sapere che consentire il consumo di droga non aiuta a combattere la tossicodipendenza non servivano i dati record sui morti per overdose. Sarebbe bastato seguire il buonsenso o ascoltare testimonianze come quelle di Jerome Grant, consigliere comunale della città di Depoe Bay (Oregon), che prima dell’approvazione del Provvedimento 110 scrisse su un giornale locale:
«Sono il padre di un figlio morto per overdose di fentanyl e sono fortemente contrario al Provvedimento 110, che depenalizza per bambini e adulti il possesso di dosi letali di droghe che creano una forte dipendenza. Sono terrorizzato. Le droghe che il Provvedimento 110 depenalizza possono essere una sentenza di morte. Dire che possedere queste droghe è ok, significa, soprattutto per un bambino, fargli capire che provarle è ok. E per quanto riguarda queste droghe, provarle significa facilmente diventarne dipendenti e come troppi genitori dell’Oregon purtroppo sanno, la dipendenza può portare a una tragica perdita. (…) Ben 27 procuratori distrettuali su 36 si sono opposti alla legge, anche il Consiglio dell’Oregon per la salute comportamentale l’ha criticata, per non parlare dell’associazione dei centri che forniscono cure ai tossicodipendenti. Loro infatti sanno benissimo che la legge non risolve il problema della tossicodipendenza. I nostri cari che soffrono per la droga meritano di meglio».
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