
Dalla trincea di mombasa
Mi scrive don Alfonso Poppi (da cinque anni in Kenya) dopo i tragici avvenimenti di Mombasa: «Siamo tutti preoccupati per gli attentati di Mombasa. Al dolore e alla solidarietà per le vittime si aggiunge il timore che questi fatti possano avere ripercussioni sulla vita intera del Paese. In questo momento il Kenya sta attraversando una fase delicata, perché a dicembre si terranno le elezioni presidenziali. Finora non vi sono state quelle violenze che avevano caratterizzato le precedenti campagne elettorali, anzi, il clima era sereno e la gente confidava in elezioni libere e pacifiche. Le violenze che hanno sconvolto il Kenya negli ultimi anni, sono in realtà provocazioni di chi lotta per il potere. Non vi sono infatti particolari tensioni con l’islam locale. I recenti attentati sembrano essere opera di una centrale esterna, che si è servita di alcune frange estremiste locali. La Chiesa cattolica è impegnata a promuovere la pace e lo svolgimento di elezioni libere e pacifiche. Per questo, il 2 dicembre tutti i sacerdoti di Nairobi celebreranno una Messa per la pace. I keniani stessi pregano molto, seguendo le indicazioni del Santo Padre, tanto è vero che la recente lettera del papa sulla preghiera del Rosario ha avuto una grande diffusione».
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