De Angelis (Secolo): «Bene Napolitano, impedire che i clandestini affrontino il mare»

Di Benedetta Frigerio
06 Giugno 2011
Marcello De Angelis, direttore del Secolo d'Italia e senatore del Pdl, spiega di essere «soddisfatto dell'intervento del presidente della Repubblica. L'unico modo per aiutare veramente» gli immigrati che partono da Libia e Tunisia rischiando la vita «è impedire che i clandestini affrontino il mare»

Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha scritto oggi al Corriere della Sera scongiurando l’indifferenza crescente di fronte alla tragedia dei naufraghi nordafricani, il cui ultimo picco si è verificato martedì scorso quando il rovesciamento dell’ennesimo barcone fatiscente ha causato la morte per annegamento di 230-250 potenziali immigrati. Napolitano ha ammonito la comunità internazionale e in primis l’Unione Europea, «che non possono restare inerti dinnanzi al crimine che quasi quotidianamente si compie organizzando la partenza dalla Libia».

Per il presidente Napolitano il delitto non lo commette tanto chi cerca di contenere l’immigrazione, ma chi non la contrasta. Perciò «questo “traffico” di esseri umani – continua il presidente – va sanzionato in Europa e perfino a livello mondiale», perché «gestito da avventurieri senza scrupoli, non contrastati dalle autorità locali per un calcolo, forse, di rappresaglia politica verso l’Europa». Marcello De Angelis, direttore del Secolo d’Italia e senatore del Pdl, spiega di essere «soddisfatto dell’intervento del presidente della Repubblica in linea con l’appello che abbiamo lanciato due giorni fa sul nostro giornale, come incipit di una campagna di sensibilizzazione che arriverà fino in Parlamento: vogliamo aprire un’interrogazione che chiarisca come stiano agendo le navi Nato impegnate per contrastare le stragi della guerra. Perché non impediscono anche la partenza di questi cargo?».

Non si dovrebbe cercare di accogliere anche chi scappa in cerca di un futuro più umano?
C’è da chiedersi quale cultura abbia prodotto l’idea in voga da anni per cui bisogna aprire le frontiere sempre e comunque. A mio parere chi sventola il vessillo dell’accoglienza umanitaria è ipocrita e usa degli immigrati per attaccare il governo che non se ne vorrebbe occupare. In realtà l’unico modo per aiutare i profughi è di aiutarli a restare nei loro paesi. Nessuno dice cosa c’è dietro questi viaggi: si parla di gente che sfrutta l’immigrazione, ma poi la si giustifica facendo passare l’idea che in fondo aiuta le persone a cercare di uscire dalla miseria. Ma è proprio qui che si nasconde la menzogna: i reclutatori non aiutano, bensì rovinano la vita di persone che nei loro paesi tutto sommato stanno bene. Conosciamo bene il prezzo dei viaggi, che va dai mille ai duemila dollari, e sappiamo pure che con quei soldi in Africa una famiglia ci può vivere bene per tre generazioni successive. Chi gestisce il business di questo traffico di uomini, convince le persone a lasciare tutto dipingendo loro con scenari paradisiaci. Così, chi parte vende casa, bestiame, terre per trovarsi a giocare a una vera e propria roulette russa. Inoltre, il fatto che i barconi siano insicuri è una strategia scelta da chi li riempie. Sono così insicuri da non permetterci di rimandarli indietro. L’unico modo per aiutare veramente quelle persone è quindi uno solo: impedire che i clandestini affrontino il mare. Se non si agisce ora in questo senso sarà troppo tardi sia per noi sia per loro.

Quali sono i mezzi migliori per farlo?
Non occorre solo un dispiego di forze maggiore, basta utilizzare quelle che abbiamo già, come le forze Nato ora impegnate a contrastare le stragi umanitarie, per fermare i barconi. Inoltre, occorre usare bene i fondi che il G8 ha giustamente deciso di dare alla Tunisia: bisogna stipulare accordi governativi in cui ci si impegni a spenderli per costruire in Tunisia campi profughi che accolgano chi, come i libici, scappa da guerre o persecuzioni.

Napolitano ha parlato di possibile rappresaglia verso l’Europa, può essere che dietro traffici a scopo di lucro ci sia l’appoggio delle autorità politiche?
Questo poteva accadere prima con la Libia di Gheddafi, ma ormai mi pare che il colonnello libico non sia più in grado di controllare le coste.

Il ministro degli esteri Franco Frattini però si è spinto anche più in là. Ha ammesso l’ipotesi, confermata da alcuni immigrati sbarcati a Lampedusa, che «i profughi siano spinti sui barconi con la forza».
Se la notizia fosse vera non sarebbe comunque il fulcro del problema. Penso che la maggioranza non sia costretta a partire dai governi. La tratta umana che tolleriamo da anni è la piaga da combattere. Insieme alla mentalità finto umanitaria che specula su chi sta male per fini politici e non ha reale interesse per i profughi. Quindi l’indifferenza non è solo di chi tace, ma spesso anche di chi parla di tolleranza e accoglienza con secondi fini.

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