
Debbono i cristiani difendere la tradizione cristiana d’Italia?
Sembra assurdo, ma è possibile: mentre il Cristianesimo è considerato nei paesi islamici come una religione illecita, penalmente punibile o tollerata nello stato di oppressione e di soggezione periodica alla violenza, in Italia gli islamici dovrebbero essere trattati secondo una sorta di diritto concordatario. Infatti l’articolo 8 della Costituzione è una estensione ad altre religioni dei benefici previsti per la Chiesa Cattolica dall’articolo 7, cioè come una intesa religiosa. Una volta il cardinale Sodano ha parlato di reciprocità; ma pensare che in qualunque paese islamico diventi una religione protetta ed assistita dallo Stato è impensabile, non vi è reciprocità. È pensabile che il mondo cattolico non faccia sentire la sua voce in nome appunto della reciprocità? Si badi che per gli islamici i vincoli civili non sono obbliganti nemmeno nei paesi islamici: vi è un solo precetto della Sunna che comanda di rispettare i dirigenti politici. Per questo non vi è alcun soggetto in Italia che abbia la rappresentatività religiosa degli islamici perché non vi è nel mondo. Ogni ulema può stabilire quello che vale, emanare fatwa a suo arbitrio. Tutto quello che esiste in Italia è una rappresentanza politica degli islamici, ma allora si tratta di uno status politico e non di uno status religioso: ed allora gli islamici si dividono secondo le loro etnie. Possiamo ritenere conforme concedere la libertà religiosa anche a chi non accetta in nessun modo e forma la libertà religiosa ma riconoscere che la tutela della religione islamica sia uno dei compiti istituzionali dello Stato italiano, come lo è per la Chiesa cattolica, è un assurdo. Tra gli organismi religiosi di tradizione giudeo cristiana e la sfera pubblica di uno Stato occidentale esistono delle affinità. Si può dire che proteggendo le religioni di forma giudeo cristiana uno Stato occidentale tutela ciò che appartiene alla sua essenza politica. Ma nessuno dei valori dello Stato occidentale (la libertà, l’eguaglianza, la laicità, la democrazia, i diritti individuali) fa parte dell’universo dei diritti islamici. Quando i paesi islamici fecero una loro dichiarazione dei diritti umani ne venne fuori che erano tali solo quelli che erano riconosciuti dal Corano. La dottrina cristiana della legge naturale è del tutto assente dalla tradizione islamica, non esiste alcun diritto umano innanzi al Corano, mentre esiste diritto umano innanzi al Vangelo. Nemo invictus potest coerceri ad fidem fa parte del diritto canonico da sempre, nessuno può essere costretto alla fede. Per l’islam, la legge naturale è il Corano stesso per cui innanzi al Corano non esistono i diritti, non esiste la persona ma solo il “sottomesso”, senso islamico del credente. Può lo Stato italiano far insegnare il Corano nelle scuole pubbliche o offrire terreni pubblici per costituire moschee? Le moschee sono un luogo politico religioso, non esiste nell’islam la religione interiore, ma solo la religione pubblica. E qui viene la domanda: debbono i cristiani difendere la tradizione cristiana d’Italia?
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