
Decreto lavoro: più tutele alle mamme lavoratrici
La commissione Lavoro ha approvato il decreto legge Poletti sul lavoro, riducendo da otto a cinque le proroghe massime consentite alle aziende nei contratti a termine nell’arco di 36 mesi. L’emendamento votato è stato promosso dal Pd, che ha inserito anche altre modifiche nel testo del dl, che arriverà all’esame dell’aula domani, 18 aprile, ma che quasi sicuramente verrà votato dopo Pasqua, probabilmente con il voto di fiducia, anche se l’ex sottosegretario al Welfare e attuale relatore per la commissione Carlo Dell’Aringa (Pd) ha spiegato che «manca l’annuncio ufficiale».
TUTELA DELLA MATERNITA’. Un altro emendamento approvato prevede che le donne con contratti a tempo determinato conteggeranno il periodo di congedo di maternità per ottenere i requisiti necessari ad ottenere il diritto di precedenza per le assunzioni a tempo indeterminato. La proposta – particolarmente rivoluzionaria – prevede infatti che il congedo «concorre a determinare il periodo di attività lavorativa utile a conseguire il diritto di precedenza». Un’altra misura sempre a tutela della maternità, è che le lavoratrici con contratti a tempo determinato avranno comunque riconosciuto un diritto di precedenza anche nel caso che il datore di lavoro effettui solo assunzioni a tempo determinato entro 12 mesi, «con riferimento alle mansioni già espletate (dalle lavoratrici-mamme, ndr.) in esecuzione dei precedenti rapporti a termine». Il datore di lavoro inoltre sarà «tenuto a informare il lavoratore del diritto di precedenza», attraverso «una comunicazione scritta da consegnare al momento dell’assunzione».
CUPERLO: «SI PUO’ DARE DI PIU’». Si è congratulato per i due risultati il leader della minoranza dem del Pd, Gianni Cuperlo che ha detto che ««Trovo molto positivo che il Parlamento stia modificando il decreto sul lavoro diminuendo le proroghe dei contratti a termine da 8 a 5. Mi sembra che le critiche che abbiamo fatto abbiano colto un punto ed è cosa positiva che il governo accetti qualche correzione». Cuperlo ha assicurato il voto della componente di minoranza anche se «In Parlamento ci sono margini per migliorarlo ancora. Personalmente, vorrei che ci fossero maggiori controlli sulle imprese per capire se davvero la mancata stabilizzazione è frutto di limiti economici o di una sempliceconvenienza nel costo del lavoro».
DIMISSIONI IN BIANCO. Intanto da Sel arriva invece una voce di protesta, legata non tanto al decreto legge, ma ad un disegno di legge sull’abrogazione della pratica delle “dimissioni in bianco”. Giovanni Barozzino, capogruppo di Sel in commissione Lavoro al Senato ha denunciato che «Sul tema del lavoro abbiamo assistito, ancora una volta, alla scrittura di una pagina vergognosa da parte di quelle forze politiche che, in campagna elettorale si propongono come paladini dei diritti dei lavoratori, e poi all’interno del Parlamento fanno l’esatto contrario. Le dimissioni in bianco erano state approvata dalla Camera, anche con il sostegno del Pd. Evidentemente, però, nel tragitto tra Montecitorio e Palazzo Madama i colleghi piddini ci hanno ripensato e hanno preferito rinviare tutto alle calende greche, allineandosi in questo modo alle politiche del lavoro di Sacconi».
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