
Del Turco: «Aspetto giustizia da cinque anni. Cinque anni drammatici»
«L’amarezza è probabilmente la chiave per leggere cinque anni drammatici della mia vita. Perché sono stati anni drammatici, che ho passato aspettando che si facesse giustizia, chiarezza su questa storia. Forse ci siamo, però sono stati anni pesantissimi»: racconta così Ottaviano Del Turco, ex governatore della Regione Abruzzo fino al 2008, durante la lunga puntata andata in onda ieri sera, alle 23.30, di uno Speciale Tg5 dedicato interamente al caso Sanitopoli Abruzzo, che sempre più sta assumendo i contorni di un “caso di malagiustizia”.
L’ACCUSATORE ACCUSATO. Era la mattina del 14 luglio 2008 quando le manette scattarono ai polsi di Del Turco, come ha ricordato lui stesso nel corso dell’intervista al Tg5: «La cosa che ricordo con maggiore terrore è che mentre mi dicevano di essere arrestato, la notizia era già al telegiornale in tv. Ho aperto la porta con serenità quella mattina alla Guardia di Finanza, invece mi dissero che erano lì per arrestarmi». Poche ore dopo l’arresto eccellente, il procuratore capo di Pescara, Nicola Trifuoggi, che coordinava l’inchiesta, convocò una conferenza stampa e invitato i cronisti di tutte le testate nazionali, davanti ai quali esaltò, senza mezzi termini o dubbi di sorta, la «valanga di prove schiaccianti che non lasciano spazio alla difesa».
Eppure, dopo diverse proroghe di indagini, il processo a Del Turco è iniziato ben due anni e mezzo dopo, il 29 aprile 2011. Sono passati ancora due anni di udienze, e solo in queste ultime settimane sono iniziati gli esami dei testimoni chiesti dalla difesa e nel frattempo Trifuoggi è andato in pensione, senza che, come mostrano anche questi lunghi tempi, alcuna «valanga di prove schiaccianti» si fosse mostrata all’orizzonte. Tutto il contrario: Del Turco è accusato di aver intascato 6 milioni di euro di tangenti dall’imprenditore della sanità privata locale Vincenzo Angelini, che poi si è tramutato anche nel suo principale accusatore nell’inchiesta Sanitopoli, davanti alla procura di Pescara. Ma se dopo anni di indagini patrimoniali sui conti di Del Turco non è ancora chiaro dove siano mai eventualmente finiti queste tangenti, Angelini nel frattempo è finito sotto processo a Chieti, per una bancarotta fraudolenta da 220 milioni di euro. Durante quest’ultima indagine, è stato provato che Angelini facesse un uso dissenato delle risorse delle proprie cliniche, acquistando quadri di valore e beni di lusso.
NESSUNA TRACCIA DI TANGENTI. Come ha ricordato il Tg5 ieri, parlando del «calvario giudiziario di Ottaviano Del Turco, l’arresto, il carcere e ora il processo. Solo dopo cinque anni si inizia a vedere una luce in fondo al tunnel». Nello speciale, l’avvocato di Del Turco, Gian Domenico Caiazza ha spiegato che «gli ufficiali della guardia di Finanza hanno dovuto riconoscere che non c’è letteralmente traccia di un solo euro che non sia tracciabile, giustificato, nei conti di Del Turco». È avvenuto in aula a Pescara lo scorso 25 ottobre, quando l’ex comandante della Guardia di Finanza Maurizio Favia, che aveva condotto le indagini su Sanitopoli, ha dichiarato che «per l’ex presidente Del Turco non abbiamo trovato versamenti in contanti» riferibili alle tangenti.
LE PROVE DEMOLITE. Durante l’ultima udienza del 13 marzo, a Pescara, è stato interrogato come testimone della difesa il commercialista Sergio Cosentino che per la Procura di Chieti è stato perito nel processo contro Angelini, e che è stato anche commissario di Villa Clini (la più importante clinica di Angelini) prima che ne venisse dichiarato il fallimento. Caiazza ha spiegato a tempi.it che «Cosentino ha ricostruito che quindici giorni dopo gli arresti di Del Turco, Angelini si presentò alla sua banca di Chieti e depositò 3 milioni di euro in contanti, in sei mila banconote da 500 euro. Sulla base della propria perizia, Cosentino e la procura di Chieti ipotizzano che questi soldi provenissero dai conti di Villa Pini, ma che non c’erano prelievi di Angelini per somme equivalenti. Secondo il consulente Cosentino si tratta di una tesaurizzazione effettuata negli anni precedenti. A nostro avviso, se Angelini documenta alla procura di Pescara di aver prelevato oltre 4 milioni di euro nel 2007 per pagare tangenti a Del Turco, ma in realtà 3 milioni di questi li deposita dopo gli arresti di Del Turco, ciò significa che almeno questi 3 milioni non sono stati le famose tangenti a Del Turco».
Lo speciale Tg5 di ieri ha inoltre ricostruito la demolizione di un’altra “prova regina” dell’accusa: le foto che mostrerebbero l’imprenditore Vincenzo Angelini, davanti alla casa di Del Turco nel 2007, consegnare mazzette all’ex governatore sono state smontate dai periti della difesa. Sarebbero state scattate un anno prima della data indicata dai testi.
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