
Del Turco: «Ma quali abbagli collettivi! Mi hanno fatto fuori per via giudiziaria»
Ottaviano Del Turco è davvero al centro di un processo kafkiano. Ieri c’è stata una tappa importante ed è stato segnato un punto per la difesa, che attraverso un perito ha dimostrato che le foto, che avrebbero dovuto mostrare che aveva preso delle tangenti, sono state manipolate. Oggi su Repubblica è intervistato da Carlo Bonini, al quale dice: «Io sono convinto che il nostro lavoro sulle prove prodotte dall’accusa abbia fatto prendere al processo un altro giro capace di dimostrare non solo la mia innocenza, ma anche la fondatezza di quello che dissi proprio a Repubblica quando questa storia cominciò».
ELIMINAZIONE PER VIA GIUDIZIARIA. L’ex governatore abruzzese fa riferimento alla sua convinzione che Angelini, il suo grande accusatore, fosse stato usato per «eliminarlo per via giudiziaria». «E oggi – dice – alla luce di quello che la mia difesa ha dimostrato, quel giudizio lo ribadisco. Angelini era un uomo disperato e di fronte alla prospettiva di salvare se stesso non gli restava che una possibilità. Offrire in pasto il sottoscritto alla Procura di Pescara». E se è vero che oggi in seri guai giudiziari si trova il suo accusatore, è anche vero, nota Del Turco che «Angelini, al contrario del sottoscritto, non ha conosciuto né il carcere, né gli arresti domiciliari, né l’obbligo di dimora. Non è stato recluso dal mondo per sei mesi. Né ha dovuto subire l’umiliazione pubblica, la damnatio memoriae, che io ho conosciuto. Angelini ha semplicemente sbagliato i suoi calcoli. Pensava che la Procura lo avrebbe protetto».
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ABBAGLI COLLETTIVI? Del Turco è finito veramente in un tritacarne: «Sul mio conto – racconta – sono state effettuate 104 rogatorie tutte con esito negativo. Che non è stato ancora individuato un solo centesimo dei 6 milioni di euro che avrei ricevuto».
La procura, il gip, il gup, il tribunale del Riesame. Tutti vittime di un abbaglio? «Io non credo agli abbagli collettivi», dice Del Turco. «Io penso che la Procura si sia convinta della genuinità delle accuse di Angelini sulla base di un pregiudizio politico diffuso che, in quell’estate del 2008, assediava la mia giunta. E me ne sono convinto scoprendo che, di fatto, il lavoro di riscontro sulle accuse nei miei confronti è cominciato davvero solo dopo il mio arresto. Penso, per dirne una, che anche la Procura avrebbe potuto verificare per tempo che le foto scattate alla famosa busta piena di mele, noci e castagne sull’uscio della mia casa il 2 novembre 2007, giorno in cui avrei ricevuto una delle tangenti, in realtà risalgono all’anno prima. O che l’uomo fotografato sull’uscio della mia casa è troppo alto per essere Angelini».
E del gip, che dire? «Del gip voglio ricordare una sola cosa. Definì i biglietti di solidarietà che ricevetti in carcere da una trentina di parlamentari, tra cui Bersani, dei “pizzini”».
UNA FINESTRA SUL MONDO. E ora? «Ora sono un socialista riformista apolide in attesa di giudizio. Mi sono difeso nel processo e continuerò a farlo. Consapevole che mi è rimasta una sola finestra sul mondo. Una pagina facebook. Convinto anche che ci debba e possa essere un’alternativa tra una “giustizia giusta” che ha il volto di Berlusconi e un magistrato che dà a un atto di solidarietà parlamentare una connotazione mafiosa».
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