Dell’integralismo progressista

Di Lauzi Bruno
16 Giugno 1999
Lettera a tempo

Continuano i tempi duri per le donne. Sospese tra rivoluzione e tradizione, si ritrovano ad essere al centro di un lacerante dibattito interiore. Dico questo, e spero di avere indovinato la diagnosi, perché l’altra sera ho visto al telegiornale una scena che mi ha fatto riflettere. Il luogo credo fosse il Parlamento turco, dove una deputatessa di fede musulmana ha preteso di presenziare alla seduta con il capo coperto dal tradizionale fazzolettone nero per testimoniare con fierezza la propria fede religiosa e la sua puntigliosa osservanza del Corano. Accanto a lei sedeva una deputatessa, di fede laica, che fingeva che la prima non fosse lì e se anche era lì lei non lo sapeva. In effetti, l’imbarazzo era evidente: probabilmente l’occidentalizzata si era battuta per una vita allo spasimo per garantire alle donne una liberazione da tutti i tabù, sociali, religiosi, sessuali perfino, ed ora doveva sopportare la presenza ingombrante di una donna antica come le sue Sacre Scritture che stava lì a dimostrare che esiste anche la libertà e quindi il diritto di non essere progressisti per forza, o addirittura che si può progredire verso il futuro solo se non si perde il contatto con la propria anima e con il proprio passato. Che c’entra, direte voi, moderni e liberali, ci deve essere la separazione tra la propria religiosità e la laicità della funzione pubblica! Ne siete così certi? Siete sicuri che l’essere integralisti non sia la maniera più onesta di porsi per chi è veramente, totalmente credente? Lo chiedo a voi che mi sembrate pratici, a patto che voi non lo chiediate a me: non saprei rispondervi. Quello che so per certo è che io non sono integralista, e quindi, da un certo punto di vista, non sono neanche un vero credente. E per restare in tema di profezie posso prevedere, con una quasi certezza, che continuerò a credere in un mio Dio che non dà ordini. Rileggerò questa mia dichiarazione ogni anno da oggi, così, tanto per verificare. Forse sarebbe bene la rileggessero anche tutti quelli che la pensano come me. Ci divertiremo, mi sa…

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