Demitiani o ruiniani, il partito democratico ha già diviso i cattolici dell’Unione

Quando si cerca di unificare dei partiti, in genere ne nascono tre, ciascuno in funzione della propria identità culturale. E così accade per il partito democratico e per la sua componente detta Margherita. Essa è composta di varie correnti: quella prodiana stretta, che fa capo ad Arturo Parisi; quella laica, che fa capo a Rutelli; quella postdemocristiana, che fa capo al presidente del Senato Franco Marini; e quella teodem, che fa capo a Paola Binetti e a Luigi Bobba, cioè all’ex presidente del comitato Scienza e Vita e al presidente delle Acli. Così, alla nascita del partito democratico, che ha tenuto le sue assise di prefondazione a Orvieto con Romano Prodi, ha risposto la crisi della Margherita. Le sue componenti vogliono entrare nel partito democratico da autonome. La Margherita appassisce e la sigla “democratici liberali”, che non è mai stata adottata come autodefinizione da nessuno della Margherita, perde colore.
Il termine liberale non ha storia nella cultura cattolica di sinistra. E ogni componente della Margherita vuole negoziare con i Ds in funzione delle sue caratteristiche originarie e non come insieme. Abbiamo così il riapparire dei “cattolici democratici”. In origine tale definizione era di marca comunista e indicava i cattolici indipendenti nelle liste del Pci. Poi, lentamente, man mano che la Dc perdeva smalto, i democristiani cessarono di dirsi “democratici cristiani” per diventare “cattolici democratici”. Poi cessarono del tutto di qualificarsi con l’espressione religiosa e divennero Margherita.
Ma nel contempo era cambiata la Chiesa. La gerarchia aveva accettato la partizione dei cattolici in più partiti e quindi non chiedeva più una influenza particolare sul piano della politica generale, ma unità sui temi “eticamente sensibili”, cioè sui problemi della vita e del sesso. Come “democratici liberali”, i postdemocristiani del Mezzogiorno si schierarono con il cardinale Ruini nel referendum sulla legge 40, ma rimasero legati alla loro idea di partito cattolico “generalista”, slegato cioè da questioni concrete, che era tornato molto comodo alla sinistra democristiana. Torna la laicità della sinistra democristiana e ricompare Ciriaco De Mita, storico sostenitore di un’alleanza dei cattolici democratici con i comunisti mantenendo differenziate le posizioni. Ritorna la sinistra democristiana di Base e compaiono nella Margherita i teodem, i fedelissimi del cardinal Ruini. Sono come due fasi della storia dei cattolici alleati alla sinistra e ciascuno riprende ora la propria autonomia. Il partito democratico ha cioè già diviso i cattolici di sinistra tra demitiani e ruiniani. bagetbozzo@ragionpolitica.it

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