DETASSARE? SI, MA SOLO CHI LO MERITA

Di Giorgio Vittadini
25 Novembre 2004
Come riportato nel libro di recente pubblicazione La società attiva di Maurizo Sacconi

Come riportato nel libro di recente pubblicazione La società attiva di Maurizo Sacconi, Paolo Reboani e Michele Tiraboschi, «esiste un elemento che caratterizza i differenti sistemi di protezione sociale in Europa: la assoluta prevalenza della componente pubblica nella fornitura delle prestazioni sociali, finanziata essenzialmente attraverso imposte (che pesano per 1/3) e contributi obbligatori-sociali (che pesano per 2/3). (…) In Italia il peso della spesa pubblica è superiore al 90%, spiazzando in questa maniera ogni espansione della spesa privata. La quota privata della spesa sociale nell’Unione Europea oscilla tra il 5 e il 10% del totale – con Paesi Bassi e Regno Unito che hanno valori molto superiori alla media europea – mentre negli Stati Uniti supera il 35%». Chiunque sia ragionevole capisce che occorre tagliare una spesa pubblica abnorme e fattore di rendite inutili per lo sviluppo e la redistribuzione. Purtroppo in entrambi gli schieramenti, persino in coloro che si dicono rivoluzionari o anche in chi è fautore di nuovo, prevale la conservazione. Per questo ci sono enormi resistenze a tagliare le spese; per questo si resiste all’idea di diminuire le tasse. Tuttavia non basta dire «diminuiamo le tasse» né basta farlo in modo indiscriminato.
Una detassazione indiscriminata può premiare anche chi non lo merita, chi non investe per creare occupazione, ricchezza, miglioramento sociale e chi lo fa. Occorre detassare selettivamente: occorre detassare chi fa, chi agisce.
Occorre saper distinguere tra chi investe i talenti e chi li sotterra. Occorre detassare chi innova, chi occupa, chi esporta, chi ottiene i risultati nella ricerca, chi trova lavoro alla gente, chi opera nel sociale rispondendo a bisogni reali di persone reali. Occorre detassare chi fa lavorare gli handicappati, chi fa studiare di nuovo giovani già espulsi dalla scuola, chi dona a realtà non profit operanti nella cultura, nel tempo libero, nella sanità, nell’assistenza. Occorre detassare le famiglie che fanno figli, che adottano, che prendono in affido. Occorre invece tassare di più chi tiene i soldi per esportarli all’estero, per escluderli dal ciclo produttivo, per distruggere l’ambiente, per inquinare. Si potrà fare?
Solo a patto che si abbia il coraggio di sottrarre a un certo mondo partitico e ad associazioni di regime il controllo della spesa pubblica. Solo a patto che si voglia detassare senza tornaconti immediati, solo perché è giusto e solo a chi lo merita. I nemici non mancheranno, diranno ogni sorta di menzogne, urleranno che si vuole comprimere la spesa sociale e affamare i poveri. Occorre infischiarsene, anche se non si sarà rieletti. Per il puro desiderio di salvare l’Italia dalla rendita, dalla crisi, dai boiardi della Prima e Seconda Repubblica.

*Presidente Fondazione per la Sussidiarietà

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