«Dio non è morto. Venite al Meeting e lo vedrete»

Di Leone Grotti
20 Agosto 2015
L'incontro del cardinale Tauran con un imam e un rabbino: «I credenti hanno tre sfide da affrontare : il dovere dell’identità, il coraggio della verità e la sincerità delle intenzioni»

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RIMINI. «Dio non è morto. Venite al Meeting e lo vedrete». Le parole con cui il cardinale Jean-Louis Tauran ha chiuso l’incontro di inaugurazione della XXXVI edizione della manifestazione riminese costituiscono probabilmente la più bella definizione dell’evento che sia mai stata data. E l’affetto con cui Azzedine Gaci, rettore della moschea Othmane a Villeurbanne (Lione), l’ha abbracciato alla fine del suo intervento è la migliore dimostrazione di come “l’amicizia tra i popoli” che il Meeting si propone non è soltanto un bel discorso astratto.

RELIGIONI SONO LA SOLUZIONE? Insieme al gran rabbino di Francia, Haim Korsia, i due relatori hanno affrontato un tema spinoso: “Le religioni sono parte della soluzione, non il problema”. Tutti e tre vengono dalla Francia e parlano avendo in mente il ricordo vivo della strage parigina al settimanale satirico Charlie Hebdo e all’alimentari Hyper Cacher di gennaio. «Sono delitti ignobili e ingiustificabili», precisa subito l’imam Gaci, «oggi purtroppo assistiamo a una globalizzazione della violenza. Ma vivere gli uni con gli altri, e non gli uni contro gli altri, si può. Per questo è importante distinguere la violenza compiuta da un singolo dalla vita della sua comunità di appartenenza». E riferendosi all’islam aggiunge: «Le religioni possono essere la soluzione, però devono essere ben tradotte, ben comprese e ben insegnate. Altrimenti possono essere fonte di problemi».

korsia-meetingL’IMAM E IL RABBINO. Vivere insieme tra fedeli di religioni diverse è possibile, continua, ma solo se «non si appiattiscono le differenze. Solo se si è ben consapevoli della propria identità, tanto che ci si può aprire agli altri per costruirsi insieme e fare un pezzo di strada insieme».
Anche il gran rabbino Korsia è d’accordo: «Nessuno ha la verità in tasca e l’uomo ha per natura bisogno degli altri per costruirsi e conoscersi. L’alterità arricchisce e non a caso Dio ci ha creati tutti uomo e donna: il bisogno degli altri e l’alterità sono iscritti in noi. La diversità e le differenze poi non impediscono l’unità. È dall’uniformità piuttosto che dobbiamo guardarci».

FALLIMENTO DELLO SCIENTISMO. Ma perché una società, uno Stato, dovrebbe valorizzare e non ostacolare la vita delle diverse religioni che possono convivere fra loro? «La religiosità fa parte della natura umana», spiega monsignor Tauran, presidente per il Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso, «e anche se lo scientismo ha pensato di poter fare a meno di Dio, tutti vediamo i risultati a cui ha portato. Oggi è evidente un ritorno alla religiosità, anche se si cerca una saggezza più che una religione, un credere senza appartenere, mentre tutto spinge a relegare nel privato la religione».

«BISOGNO DI TRASCENDENZA». Eppure questa nuova religiosità, anche se ridotta, «tradisce un bisogno di trascendenza insito in ogni uomo» che nessuna società può ignorare. «Inoltre, lo Stato può attingere alle religioni per promuovere il bene comune perché ogni religione promuove la vita, la dignità dell’uomo, la fraternità, la famiglia, impegnandosi nella carità e nella cultura». Ecco perché «i credenti sono cittadini a pieno titolo e noi dobbiamo ritrovare le nostre radici culturali e religiose per trasmetterle ai giovani, perché non ci ritroviamo degli eredi senza eredità. Tutti devono avere la possibilità di incontrare Dio».

«CORAGGIO DELLA VERITÀ». Questa è una responsabilità di tutti i fedeli, che vivendo nella società «hanno tre sfide da affrontare : il dovere dell’identità, il coraggio della verità e la sincerità delle intenzioni». Rispondendo indirettamente a Friedrich Nietzsche, che scrisse “Dio è morto, noi lo abbiamo ucciso”, il cardinale afferma: «Dio vuole rendere felice ogni persona al mondo. Ringrazio Comunione e Liberazione, perché anche quest’anno ci ha dato la possibilità di condividere la gioia di sapere chi siamo e dove andiamo. Dio non è morto, venite al Meeting e lo vedrete».

@LeoneGrotti

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1 commento

  1. Raider

    “(…) Ma solo se «non si appiattiscono le differenze. Solo se si è ben consapevoli della propria identità, tanto che ci si può aprire agli altri per costruirsi insieme e fare un pezzo di strada insieme».

    Che faccia tosta – tutti e tre (e gli altri? Dove sono i mobad, cioè, i sacerdoti di Zoroastro, dove i guru indù e i bonzi buddhisti? Che avebbero potuto dire di tanto diverso dai rappresentanti accreditati dei ‘popoli del Libro’? – quale? Manco loro tre lo sanno! Ognuno pensa al proprio: come c’è l’Avesta per i mobad, i Veda per indù e buddhisti, il Tao Te King per i taoisti, il Kojiki e il Nihongi per gli scintoisti…. Tutti ‘popoli del Libro’, anche questi)! Multiculturalismo, multietnicità e immigrazionismo vogliono proprio l’appiattimento: perchè l’imam non attacca l’uno e l’altro? Ah, no! Gli conviene recitare secondo il copione che anche il pubblico del Meeting d CL conosce a memoria. Tutti in attesa, per parafrasare Hegel, del giorno radioso in cui le vacche saranno in technicolor, ma tutti i vaccari saranno neri.
    Salvaguardiamo la genuinità, l’unicità e varietà delle specie di mucche e formaggi: ma dell’Europa bianca e cristiana, chissenefrega! E non è che l’Islamistan o l’Africa si ‘mescoli’: al contrario!
    E che bello compiagere Charlie Hebdo a babbo morto dopo aver denunciato e minacciato il de cuius!
    E Malala minacciata dai talebani fino a Londra! La salvaguardia di questa specificità islamica non ha nulla da temere dall”appiattimento’.

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