Dire é già (un po’) governare

Di Gianni Baget Bozzo
10 Novembre 2000
“Una chiarificazione del linguaggio è una chiarificazione della politica. Perché la politica è essenzialmente un linguaggio che accomuna”. Quattro passi in quattro parole ad alta intensità ideologica

Vorrei intrattenere il lettore su un problema di lessico politico in quattro parole: Occidente, terzomondismo, globalizzazione e cosmopolitismo. Premetto che do un senso positivo al primo ed al terzo termine, un senso negativo al secondo ed al quarto.

Occidente. Perché non può non dirsi cristiano
Il termine Occidente è emerso dopo la seconda guerra mondiale per esprimere la differenza tra Europa occidentale e comunismo. È in quel contesto che compare il termine come civiltà di figura cristiana: l’Occidente. Il mutamento dello status della Chiesa cattolica nasce dal fatto che il mondo anglosassone di fronte al nazismo rivaluta le origini cristiane della propria civiltà e che la Chiesa cattolica di Pio XII si pone come l’antemurale europeo nella resistenza al comunismo. Oggi questo uso riprende vigore di fronte al problema dell’Islam. Ed i maggiori sostenitori della Cristianità sono i popoli dell’Est, specialmente la Russia. Occidente e cristianità sono termini di cultura e di civiltà. Il termine Occidente implica la Cristianità anche in coloro che non accettano il Cristianesimo.

Terzomondismo. Perché fascio-marxista
Il terzomondismo è un termine che nasce all’interno della cultura comunista come critica dell’Occidente e del capitalismo. È la sostituzione dei popoli coloniali al proletariato. Si tratta di una combinazione di fascismo e di comunismo, della lotta tra “nazioni proletarie” e “nazione proprietarie”, inventate da Mussolini. Non a caso la struttura politica che si impone ai paesi nati dalla fine del colonialismo è quella della dittatura e del partito unico, sul modello di Nasser. Purtroppo il mondo cattolico negli anni postconciliari è divenuto saturo di terzomondismo. La grande “autodemolizione della Chiesa” (Paolo VI) ha condotto ad una subalternità dei cattolici al terzomondismo, nonostante le sue matrici comuniste e fasciste. È proprio su questo piano che si misura il disastro del mondo cattolico negli anni ’60 e ’70. Oggi la realtà africana indica quanti siano stati falsi i giudizi sul colonialismo europeo, che fu un processo di elevazione e di incivilimento. Il riemergere del tribalismo fa dell’Africa un “buco nero” del mondo. L’unica via di salvezza dell’Africa consiste in una ricolonizzazione almeno sul piano della sanità. Solo l’Occidente può lottare contro Ebola, Aids, guerre e fame, il terzomondismo porta una parte delle responsabilità. Il revisionismo sul colonialismo e la decolonizzazione è oggi nelle cose anche se non è iscritto nei pensieri. Gli Stati Uniti portano anch’essi la responsabilità di questo processo, che è legato alla loro memoria di colonia. Ed è singolare che essi siano stati costretti dalla storia a divenire il supporto di quello che per il terzomondismo non può essere che il peggiore esempio di colonialismo: Israele. Infine l’Algeria francese non era la medesima cosa dell’Israele di oggi?

Globalizzazione. Di nuovo Occidente
Globalizzazione è un termine che indica il formarsi dell’economia legata alla tecnologia della comunicazione ed al suo ingresso nel mercato. Essa è la conseguenza della fine del comunismo e del successo del modello Occidentale, e soprattutto americano, della società civile e della libertà individuale. La televisione ed il computer permettono la comunicazione interindividuale e quindi disgregano la compattezza delle società totali: sia di quelle orientali (Cina e India) che di quelle intenzionalmente non creative come quelle islamiche. La globalizzazione è il modo di egemonia della Cristianità sul mondo mediante la comunicazione. Il nichilismo che invade l’Occidente non è un frutto della globalizzazione, ma l’ultimo approdo della cultura europea dopo la fine del comunismo. Il principio nichilista pronuncia la condanna della tecnica; da Heidegger in poi. Vi è alla base della condanna della globalizzazione un tradizionalismo naturalistico analogo a quello che fu alle origini del nazismo.

Cosmopolitismo. O del nichilsmo europeo
Infine il cosmopolitismo è divenuto, l’ideologia delle socialdemocrazie europee. È qui che il punto toccato dal cardinale Biffi batte, anche in riferimento alla carta dei diritti europei. Le socialdemocrazie europee hanno perso con la fine del comunismo la loro identità socialista occidentale ed hanno assunto un identità radicale. L’individualismo nichilistico è divenuto la reale ideologia politica delle socialdemocrazie. La cultura politica del centro destra non solo in Italia se ne è resa conto. Il recente cambio al vertice della Cdu ha mostrato che Angela Merkel comprende che il multiculturalismo è una sfida all’identità della nazione e dell’Europa. E che la battaglia contro la socialdemocrazia va combattuta sul terreno della civiltà e dell’identità europea. Il cosmopolitismo è la negazione della concezione della polis come spazio culturale, morale e civile che è alla base della Cristianità e delle nazioni cristiane. Ellenismo, romanità, cristianesimo integrano il concetto di città comune in quello di civiltà comune. La chiarificazione del linguaggio è una chiarificazione della politica. La politica infine è essenzialmente un linguaggio che accomuna.

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