Lettere al direttore

Dissonanza 12

Di Mauro Grimoldi
10 Gennaio 2024
Da questo iato, da questo spazio tra il nascere e il morire, tra l’inizio e il compimento, sale, come un compito, il nostro canto nel mondo

Trenta dicembre duemila ventitré

È uno iato,
un soffio d’alito nel movimento dell’essere,
tra il solstizio e lo spegnersi dell’anno,
tra la Nascita e la Croce,
tra il vagito del Bimbo e il Martirio innocente,

lo spazio tra l’inizio e la fine.
La memoria, scossa e quasi tramortita,
rivede le postille dei volti che,
come Simeone,

se ne sono andati in pace,
Agnese, Luigi,
Fabio, Joseph…
quanti altri ancora,
non ricordati,
mai conosciuti;
e ora Martina,
di sedici anni appena,
avendo visto la Salvezza
in questa stagione del tempo,
luce e gloria da Te preparata.
La spada,
segno di contraddizione,
caduta e risurrezione di molti,
trafigge l’anima, svela i pensieri del cuore,
fa il suo lavoro di morte e di vita:
il solco riceve il chicco di grano caduto
perché muoia e dia frutto,
se s’impunta, se non s’affida
se non muore, rimane solo.

Fa il suo lavoro la spada, forgiata in vomere
come la lancia in falce:
c’è un corpo che vive, oggi,
nella Chiesa, nella piazza,
colma,
nel silenzio e nel canto,
nella preghiera e nel lavoro,
nell’opera popolare
che è liturgia,
che è vita,
la vita;
così che ogni luogo,
ogni ambiente,
abbia,
in ogni giorno,
in ogni istante del tempo,
la sua chiesa,
sia la Sua Chiesa,
lungo la strada che fa
e farà
il Destino.

Il tuo giovane corpo
di santa della fede,
consegnato,
fa vivere,
e vive,
questa comunione
di cielo e di terra,
gloria umana e divina.

Siedi a mensa con il Figlio
e dalla tavola scendono
molto più che le briciole di Lazzaro.
Da questo iato,
da questo spazio
tra il nascere e il morire,
tra l’inizio e il compimento,
sale,
come un compito,
il nostro canto nel mondo:

Chiamo a sé un bimbo,
lo pose in mezzo a loro
e disse:
in verità vi dico,
se non vi convertirete
e non diventerete come bambini,
non entrerete nel regno dei cieli
non entrerete nella vita.

Nel suo ventesimo anno
Stefano da Bresso,
studente di ingegneria,
giocò la sua ultima
partita a pallone
prima di andarsene
in pace,
nel mese di gennaio,
quando il tempo è un infante.
Ma il seme che muore
non resta solo:
tutto è Presenza,
nello spiraglio breve
tra il nascere e il morire.

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