Dopo la maggioranza vacillerà anche il colle?

Di Damato Francesco
07 Luglio 1999
Terrazze romane

Per quanti sforzi possa o voglia fare per evitare la sovresposizione del suo predecessore, il nuovo presidente della Repubblica rischia il coinvolgimento nello smottamento della situazione politica dopo le elezioni europee del 13 giugno e i ballottaggi amministrativi del 27. Il presidente del Consiglio, indebolito dalle difficoltà del suo partito, che è stato sconfitto persino nella mitica roccaforte bolognese, chiederà aiuto al capo dello Stato per tenere in piedi la sua sempre più pericolante coalizione di governo. L’opposizione gli chiederà di rispettare l’impegno, preso nel discorso di insediamento, di garantire lo spazio di tutti, anche quello del Polo, che aveva peraltro contribuito in modo decisivo a eleggerlo. I sindacati, entrati in rotta di collisione col governo per le pensioni, gli hanno già chiesto aiuto ricordandogli che quando era ministro del Tesoro sosteneva che i conti erano a posto. Sul fronte sempre delicato della giustizia, da una parte gli avvocati gli tirano la giacca per le difficoltà frapposte dalla maggioranza all’aumento delle garanzie della difesa, da lui stesso auspicato con il richiamo al “giusto processo” dopo l’elezione. Dall’altra, i procuratori della Repubblica, come ha fatto quello di Catania, lo diffidano dal solidarizzare con imputati scarcerati dalla Cassazione, come l’ex sottosegretario al Tesoro Cusumano, al quale Ciampi ha avuto “il torto” di telefonare. Non c’è pace sul colle più alto di Roma.

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