Dove le elezioni sono sempre “Generali”

Di Gian Micalessin
26 Maggio 1999
Cartolina da Algeri

Forse non ve ne siete accorti, ma in Algeria il 15 aprile si è votato. Non preoccupatevi, nulla è cambiato: la vittoria di Abdelaziz Bouteflika era annunciata. Era stato scelto dal clan militare legato al capo di stato maggiore generale Mohamed Lamari per succedere al presidente Zeroual. Zeroual da mesi era un presidente fantasma. La sua fazione un anno fa era uscita distrutta dallo scontro sotterraneo con quella di Lamari. Obiettivo: il controllo delle risorse economiche e delle politiche di sicurezza e il nuovo assetto delle alleanze internazionali. Zeroual e il suo uomo di fiducia, l’ex capo dei servizi segreti Mohamed Betchine, puntavano a privatizzare la Sonatrac, la compagnia di stato che controlla metano e petrolio. La privatizzazione, condotta con l’appoggio finanziario di alcune compagnie petrolifere Usa, avrebbe dovuto portare alla spartizione del settore idrocarburi tra i generali fedeli a Zeroual. L’obiettivo finale era di rompere la tradizionale dipendenza politica ed economica da Parigi e traghettare l’Algeria nel campo di Washington. La svolta geopolitica doveva essere suggellata dalla pacificazione del paese, preceduta dall’avvio di un dialogo con i leader incarcerati del Fronte Islamico di Salvezza (Fis). A buttare all’aria il progetto ci ha pensato Lamari. Nell’autunno del 1997 una serie di massacri tanto efferati quanto misteriosi ha sconvolto il paese mentre l’esercito se ne stava nelle caserme indifferente. Lamari conduce una trattativa segreta con il capo dell’Ais, il braccio armato del Fis, riuscendo ad ottenere una tregua. Il Fis ne ha tutto l’interesse: è l’unico modo per togliersi di dosso il sospetto di un coinvolgimento nelle stragi. Il “dialogo” di Zeroual viene delegittimato. Una campagna di stampa ben orchestrata smaschera gli intrighi e gli interessi economici di Betchine. Per Zeroual è la sconfitta totale. A settembre dello scorso anno l’ex generale annuncia le dimissioni e indice nuove elezioni. Alla vigilia del voto del 15 aprile i sei avversari di Bouteflika si ritirano dalla competizione denunciando imminenti frodi. Pare che non abbia votato più del 30% degli elettori, anche se le cifre ufficiali parlano del 60. Le cifre della vittoria sono quelle consuete: il 73,79% dei voti per Bouteflika. Più o meno la stessa percentuale conquistata da Zeroual nel ‘95. Ora rincomincia il gioco silenzioso della politica algerina, che gli algerini conoscono bene. Se chiedi loro qual è il ruolo dei presidenti, dei primi ministri e dei partiti ti risponderanno che sono semplici “segretari”. “Le pouvoir”, il potere vero, quello che decide è, da 38 anni a questa parte, nelle mani dei clan dell’Armée.

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