
Dove non è inutile, l’egualitarismo fa solo danni. Ecco perché l’America torna alle classi single sex
Negli Stati Uniti si sta ripensando alla bontà delle classi miste e si moltiplicano quelle “single sex”, maschili o femminili. La ragione è semplice: la casistica ha dimostrato che maschi e femmine sono diversi, e che stare assieme, soprattutto negli anni cruciali dell’adolescenza, non serve a nessuno dei due. L’ideologia egualitaria, intesa come assenza di differenze portatrici di valore, che aveva presieduto all’ideazione delle classi miste, ha dimostrato anche qui la sua inconsistenza.
Negare la differenza non promuove nessuno e indebolisce le specifiche qualità di tutti. La ricchezza e l’irriducibilità della persona umana hanno, tra le loro caratteristiche, quelle specifiche del proprio genere, che (malgrado il modello uni-bisessuale annunciato come prossimo dal professor Umberto Veronesi) continua a condizionare e ispirare i comportamenti e i talenti degli umani. L’esperienza, a partire dalla metà del secolo scorso, ha dimostrato che le ragazze già prima dello sviluppo hanno capacità intellettuali e cognitive ignote ai maschi. Sono più stabili, più capaci di concentrazione e di sforzi intellettuali, più attente e concrete. I maschi, negli stessi anni, hanno invece grosse difficoltà di concentrazione, e le loro capacità cognitive sono di tipo più intuitivo e sintetico che analitico e organizzato. Inoltre buona parte delle loro energie viene assorbita, consapevolmente o meno, dalla necessità di impegnarsi nella conoscenza e nell’amministrazione della propria aggressività, che se rimossa e ignorata li renderà deboli o ossessivi, e se agìta senza criterio rappresenterà sempre un handicap nelle loro relazioni. I tempi e i modi dello sviluppo del conoscere e dell’intero processo educativo sono dunque diversi per i due generi, maschile e femminile, soprattutto negli anni della preadolescenza e dell’adolescenza, dai 10 ai 16-17.
Le classi miste producono nei maschi senso di inferiorità, accompagnato da depressione, o aggressività. E nelle femmine un senso di apparente superiorità, tutta intellettuale, di cui inconsciamente avvertono l’inconsistenza affettiva (diventando così luoghi di incubazione di perfezionismi anoressici). Gli effetti patologizzanti delle classi miste sono poi aggravati, dalla prevalenza delle insegnanti donne, che, specie se molto giovani, non hanno spesso il tempo e l’occasione per familiarizzare affettivamente con le specificità maschili, di cui gli uomini hanno esperienza diretta. Nella scuola secondaria inferiore dei paesi europei le insegnanti femmine sono in media il 62,7 per cento del totale. In Italia siamo al 73,3 per cento, contro il 62,8 della Francia e il 56,7 della Germania. Quanto alle superiori, a fronte di una media di docenti femminile del 48,9 per cento, in Italia siamo al 58,8 (Francia 50,6, Germania 39). Il vissuto di diversità, anomalia e inferiorità che questa situazione produce nei maschi è documentato dai numerosi fallimenti scolastici, dalle cronache dei disordini adolescenziali, ma soprattutto dai di-sturbi che gli uomini manifestano in seguito. E per le donne non va certo meglio, come dimostrano, tra l’altro, l’aumento dei casi di disturbi alimentari e dell’assunzione di sostanze stupefacenti. Meglio dunque cambiare.
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